di Gim Cassano
La cinica strumentalizzazione del “caso Englaro”
Chiunque è libero di pensarla come vuole sulla vicenda di Eluana Englaro; noi laici riteniamo rispettabili le opinioni di chi sostiene tesi diverse dalle nostre; ci saremmo però augurati maggiori rispetto e civiltà da parte di chi non ha condiviso le sentenze della magistratura che, nel merito, hanno affermato da un punto di vista costituzionale (e non potevano esservi altri punti di vista), il diritto del padre di Eluana Englaro di dar corso alle volontà della figlia di rifiutare quella che a tutti gli effetti è una forma di vita non naturale e del tutto artificiale. Ed in ogni caso da ritenere che pochi possano essere migliori interpreti della volontà di Eluana Englaro di un padre che ci ha offerto una continuata e pacata manifestazione di equilibrio e compostezza, del tutto inusitata in un Paese come questo.
Abbiamo invece assistito al montare, con toni medievali, di una vergognosa campagna mediatica, che non ha esitato a violentare con accenti di morbosa necrofilia una tragedia umana; si sono mobilitati, in una gara della vergogna, preti, suore, comitati di tutti i generi, armati di acque minerali, striscioni, ostie e benedizioni: una specie di irriguardosa, offensiva, antiumana predicazione della crociata del XXI° secolo (deus vult), della jiadh del clero di questo papato: quella contro la libertà e la dignità dell’individuo.
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