I DELGATI al congresso inaugurale del partito del Popolo della Libertà (PDL) il 27 marzo potranno acquistare un nuovo souvenir politico: una matrioska con le sembianze di Silvio Berlusconi. All’interno si trovano bambole progressivamente più piccole degli altri primi ministri che si è lasciato alle spalle negli ultimi 15 anni. La bambola porta un messaggio che è tanto minaccioso per i critici quanto rincuorante per gli ammiratori: Berlusconi non è più uno dei molti politici rivali ma l’incontrastato padrone dell’Italia.
Poco oltre si legge:
La trasformazione del PDL da alleanza elettorale in partito vero e proprio è solo l’ultima pietra miliare della sua [di Berlusconi] avanzata trionfale.
Resta da vedere che fisionomia assumerà la nuova formazione politica ma, naturalmente, è soprattutto il ruolo di Berlusconi a suscitare preoccupazione:
(…) la paura più grande è che la libertà che compare nel nome del partito possa essere solo quella di Berlusconi di fare tutto ciò che vuole.
Quindi l’articolo ricorda che Gianfranco Fini, una volta divenuto preisidente della Camera, è diventato strenuo difensore delle prerogative del Parlamento, e tuttavia chiosa:
Si è speculato sul fatto che Fini possa posizionarsi come alfiere del liberalismo all’interno del PDL. Eppure al congresso di AN ha inequivocabilmente appogiato la leadership di Berlusconi. Per il momento, il sempre sorridente, sempre abbronzato magnate dei media resta un Cesare senza nessun Bruto in vista.
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