Alemanno: stupri usati per colpire le istituzioni italiane
Roma - Le violenze sessuali ai danni delle donne, specie quelle commesse da immigrati , potrebbero essere “un modo di attaccare le istituzioni italiane da parte di immigrati che stanno in una posizione di disagio e di scontentezza”. Ad avanzare questa ipotesi è il sindaco di Roma Gianni Alemanno, durante la puntata di “Porta a Porta” andata in onda ieri sera e che concentrava l’attenzione sullo stupro della Caffarella.
“Dobbiamo stare molto attenti”, ha esordito Alemanno “perché è una situazione che non si risolve in poco tempo. Assistiamo a un calo di reati nella nostra città, ma la violenza sessuale rimane un flagello che si teme possa essere una specie di simbolo, un modo di attaccare le istituzioni italiane da parte di immigrati che stanno in una posizione di disagio e di scontentezza.” A fronte di tutto questo la ricetta di Alemanno è “aumentare il controllo del territorio rispetto ad un edonismo, ad un consumismo e al degrado che continua ad esserci in molte parti della città”.
(Da La Repubblica, 10/3/2009, p. 11)
Non ho visto la puntata di Porta a Porta cui si fa riferimento nell’articolo - da più di un anno vivo (e felicemente) senza televisione e, anche se l’avessi, probabilmente non guarderei Porta a Porta. In ogni caso mi sembra sconcertante, anche se poco sorprendente, questa sottolineatura così esplicita del nesso tra il reato di stupro e l’immigrazione. Evidentemente il sindaco di Roma Gianni Alemanno “dimentica” che la grandissima parte degli stupri (circa il 70%, statistiche alla mano), viene consumato tra le mura domestiche, all’interno di famiglie italianissime e viene perpetrato da chi appartiene alla ristretta cerchia dei conoscenti – questa è per altro anche la situazione che, per comprensibili motivi, fa si che in moltissimi casi le vittime non riescano a denunciare le atrocità subite.
Contro questa evidenza i sostenitori del nesso xenofobo cavillano sui numeri. L’argomento che viene usato più frequentemente in sostanza è questo: se è vero che la maggioranza assoluta del reato, per dir così, appartiene agli italiani, d’altra parte in proporzione i romeni stuprano di più. Questo in realtà è vero, ma credo che sia molto pericoloso usare in questo modo le statistiche che associano una certa tipologia di reato a un gruppo etnico.
Queste statistiche sarebbero in realtà molto utili se venissero usate per studiare a fondo le problematiche dell’immigrazione, i flussi migratori, la qualità dell'immigrazione verso l'Italie e le sue ragioni ecc. Il problema è che non vengono minimamente usate in questa maniera da chi, come Alemanno, irresponsabilmente rilascia queste dichiarazioni e dalla maggior parte dei media che, altrettanto irresponsabilmente, danno le notizie in modo da rinsaldare il pregiudizio. Al contrario, vengono usate per insinuare la sussistenza di una sorta di dato biologico originario: i romeni stuprano poiché sono stupratori. L’insistenza su questo nesso ha da sempre un nome solo: si chiama razzismo. È razzismo nella sua forma più elementare, più atavica e più grossolana, che ha messo d’accordo un’adesione ideologica tanto genuina quanto gretta con il più cinico calcolo politico.
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