sabato 25 aprile 2009

Politica e televisione dell'intrattenimento: l'assalto delle starlet del cavaliere al Parlamento europeo

Recentemente ho proposto, su Stampa Estera, una breve rassegna della ricezione, da parte della stampa inglese, della decisione del cavaliere di schierare un numero considerevole di ex modelle e starlet nelle liste del PdL per le elezioni di giugno per il Parlamento europeo. Aggiungo ora qualche considerazione in proposito. Anzi tutto queste derive populiste non rappresentano altro che un aspetto particolare di quella saldatura della politica con la televisione dell’intrattenimento che è un tratto distintivo del berlusconismo. Credo debba essere chiaro, ma a scanso di equivoci lo ripeto: non esiste, nel dire ciò, nessuna obiezione alla bellezza in sé. Il problema nasce, semmai, quando l’estetica, l’immagine diventa il requisito unico anche per sostituire le competenze, per fare politica. A ciò, in un malinteso stile aziendalista, si crede di rimediare con dei corsi full-immersion, che il cavaliere ha impartito alle future candidate al Parlamento europeo.

L’opportunità di carriera politica farà senz’altro piacere alle dirette interessate, ma non ha nulla a che vedere con le pari opportunità. Anzi, esattamente all’opposto, è il culmine del maschilismo. Perché le pari opportunità richiederebbero che una donna possa essere valutata per le sue competenze e capacità esattamente come un uomo (e, suggerisco, idealmente senza bisogno di quote rosa). Ma di quali competenze e capacità hanno dato prova le prescelte?

Se una donna può avere accesso alla carriera non per le sue competenze, ma semplicemente per le sue doti estetiche e per averne fatto sfoggio in televisione, significa che qui siamo in presenza di un atteggiamento e di un sistema che le dirette interessate per prime, se solo avessero un po’ più di considerazione per se stesse e un po’ meno di arrivismo, dovrebbero trovare offensivo nei propri confronti.

Il paradosso di un maschilismo che, con la complicità del gentil sesso, si camuffa da “pari opportunità” per il proprio tornaconto, è stato del resto istituzionalizzato quando il premier decise di gratificare Mara Carfagna dell’omonimo ministero.

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