Come mai il discusso ministro degli esteri del nuovo governo israeliano uscito dall’impunito massacro di Gaza, il “falco” di ultradestra Avigdor Lieberman, ci ha tenuto tanto ad iniziare il suo viaggio diplomatico in Europa proprio dall’Italia (mentre scrivo la visita è in corso di svolgimento)?
Vediamo. Ufficialmente, Lieberman si è dichiarato grato all’Italia per aver boicottato la conferenza di Ginevra sul razzismo – meglio nota come Durban II – che si è trasformata in un pulpito dal quale il presidente iraniano Ahmadinejad ha attaccato Israele con argomenti deliranti. Questo, in realtà, è successo secondo copione, perché le democrazie continuano a rifiutarsi di criticare Israele con argomenti democratici.
Le affinità che Lieberaman intrattiene con il governo italiano, al di là del linguaggio della diplomazia, forse sono più profonde. In primo luogo Lieberman condivide con il primo ministro italiano una ressa di guai giudiziari e verosimilmente conta su una ripulitura d’immagine che potrebbe essergli garantita proprio dal suo viaggio europeo. Quale posto migliore, per iniziare, del paradiso dell’impunità per eccellenza? Il nostro presidente del Consiglio, sebbene un po’ crucciato dai recenti guai familiari e dallo scricchiolio della Santa Alleanza con il Vaticano, potrà certamente offrirgli la sua più che validissima consulenza in materia.
In secondo luogo, sia Lieberman che il governo italiano di destra sono indiscutibili esperti in materia si segregazione. L’Italia della Lega e della sicurezza ha molto da insegnare sulle politiche discriminatorie nei confronti dei rom, che dall’estate scorsa suscitano ininterrottamente la preoccupazione e l'indignazione dell’Europa e degli osservatori internazionali. Per contro, Lieberman può dire senz’altro la sua in materia di apartheid, vista l’orribile condizione nella quale continuano a versare i palestinesi nei territori occupati.
Infine, Lieberman può contare sull’assoluta condiscendenza di un governo, quello italiano, del tutto privo di una propria linea di politica estera e sempre pronto a compiacere l’interlocutore. Esiste un generale e vergognoso negazionismo nei confronti del genocidio dei palestinesi e questo governo è certamente l’ultimo a voler rompere il silenzio.
Vediamo. Ufficialmente, Lieberman si è dichiarato grato all’Italia per aver boicottato la conferenza di Ginevra sul razzismo – meglio nota come Durban II – che si è trasformata in un pulpito dal quale il presidente iraniano Ahmadinejad ha attaccato Israele con argomenti deliranti. Questo, in realtà, è successo secondo copione, perché le democrazie continuano a rifiutarsi di criticare Israele con argomenti democratici.
Le affinità che Lieberaman intrattiene con il governo italiano, al di là del linguaggio della diplomazia, forse sono più profonde. In primo luogo Lieberman condivide con il primo ministro italiano una ressa di guai giudiziari e verosimilmente conta su una ripulitura d’immagine che potrebbe essergli garantita proprio dal suo viaggio europeo. Quale posto migliore, per iniziare, del paradiso dell’impunità per eccellenza? Il nostro presidente del Consiglio, sebbene un po’ crucciato dai recenti guai familiari e dallo scricchiolio della Santa Alleanza con il Vaticano, potrà certamente offrirgli la sua più che validissima consulenza in materia.
In secondo luogo, sia Lieberman che il governo italiano di destra sono indiscutibili esperti in materia si segregazione. L’Italia della Lega e della sicurezza ha molto da insegnare sulle politiche discriminatorie nei confronti dei rom, che dall’estate scorsa suscitano ininterrottamente la preoccupazione e l'indignazione dell’Europa e degli osservatori internazionali. Per contro, Lieberman può dire senz’altro la sua in materia di apartheid, vista l’orribile condizione nella quale continuano a versare i palestinesi nei territori occupati.
Infine, Lieberman può contare sull’assoluta condiscendenza di un governo, quello italiano, del tutto privo di una propria linea di politica estera e sempre pronto a compiacere l’interlocutore. Esiste un generale e vergognoso negazionismo nei confronti del genocidio dei palestinesi e questo governo è certamente l’ultimo a voler rompere il silenzio.
Nessun commento:
Posta un commento