Quale che sia la genesi dell'aggressione al premier, rimane chiaro
l'uso strumentale che ne è stato fatto, che se ne sta facendo e
che ancora ne verrà fatto. Nessuno che abbia capito la psicologia
di quest'uomo e che abbia studiato con occhi minimante sgombri
quel fenomeno polito-sociale-culturale che è il berlusconismo
può pensare che la nuova e conciliante "retorica dell'amore" del
cavaliere sia in buona fede; essa presagisce semmai a scenari
poco promettenti.
Lasciando cadere ogni sterile discussione su dettagli poco
chiari, veri o presunti, dell'aggressione, è opportuno contenerci
nell'assunzione che, fintanto che non venga dimostrato il
contrario, il premier è stato aggredito da un folle, il quale ha agito
isolatamente. Ma il punto è che non è nemmeno rilevante farsi
domande più o meno fondate sulla genesi e sulle ragioni:
rilevante è l'uso politico-mediatico che è stato fatto e che ancora
verrà fatto dell'aggressione. Nessuna persona con un minimo di
onestà intellettuale ed intelligenza può prendere sul serio l'invito
del cavaliere a d abbassare i toni; un invito che proviene proprio
da chi ha fatto una regola dell'aggressione verbale, contro le
opposizioni, contro le istituzione dello Stato e chi le rappresenta,
e persino contro gli stessi elettori: molto più plasubile che l'invito
sia l'ennesima, ipocrita "strategia" di comunicazione, volta non
certo ad abbassare i toni ma ad alzarli, non appena, molto presto
verrà suscitato il prestesto per affermare che le opposizioni non
hanno accolto il nobilissimo invito. L'uomo cerca così di uscire
da un vicolo cieco che lo porta, nella tragicomica debolezza della
sua leadership, ad esasperare le solite strategie per conservare il
potere quanto più a lungo possibile, prima di tutto perché non lo
abbandonerebbe mai per nessun motivo e poi perché l'immunità
che si è procurato richiede la conservazione dell'incarico. Oggi
su La Repubblica Michele Serra ha scritto degli aspetti
tragicomici di questo teatrino tutto italiano; e come nelle
"migliori" tragedie il dramma di quest'uomo, che ancora deve
compiersi, porta con sé e ad un tempo in qualche modo
rispecchia quello dell'intero Paese.
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