venerdì 18 dicembre 2009

L'ipocrita retorica dell'amore e le sue vere (e nemmeno troppo occulte) ragioni

Quale che sia la genesi dell'aggressione al premier, rimane chiaro

l'uso strumentale che ne è stato fatto, che se ne sta facendo e

che ancora ne verrà fatto. Nessuno che abbia capito la psicologia

di quest'uomo e che abbia studiato con occhi minimante sgombri

quel fenomeno polito-sociale-culturale che è il berlusconismo

può pensare che la nuova e conciliante "retorica dell'amore" del

cavaliere sia in buona fede; essa presagisce semmai a scenari

poco promettenti.

Lasciando cadere ogni sterile discussione su dettagli poco

chiari, veri o presunti, dell'aggressione, è opportuno contenerci

nell'assunzione che, fintanto che non venga dimostrato il

contrario, il premier è stato aggredito da un folle, il quale ha agito

isolatamente. Ma il punto è che non è nemmeno rilevante farsi

domande più o meno fondate sulla genesi e sulle ragioni:

rilevante è l'uso politico-mediatico che è stato fatto e che ancora

verrà fatto dell'aggressione. Nessuna persona con un minimo di

onestà intellettuale ed intelligenza può prendere sul serio l'invito

del cavaliere a d abbassare i toni; un invito che proviene proprio

da chi ha fatto una regola dell'aggressione verbale, contro le

opposizioni, contro le istituzione dello Stato e chi le rappresenta,

e persino contro gli stessi elettori: molto più plasubile che l'invito

sia l'ennesima, ipocrita "strategia" di comunicazione, volta non

certo ad abbassare i toni ma ad alzarli, non appena, molto presto

verrà suscitato il prestesto per affermare che le opposizioni non

hanno accolto il nobilissimo invito. L'uomo cerca così di uscire

da un vicolo cieco che lo porta, nella tragicomica debolezza della

sua leadership, ad esasperare le solite strategie per conservare il

potere quanto più a lungo possibile, prima di tutto perché non lo

abbandonerebbe mai per nessun motivo e poi perché l'immunità

che si è procurato richiede la conservazione dell'incarico. Oggi

su La Repubblica Michele Serra ha scritto degli aspetti

tragicomici di questo teatrino tutto italiano; e come nelle

"migliori" tragedie il dramma di quest'uomo, che ancora deve

compiersi, porta con sé e ad un tempo in qualche modo

rispecchia quello dell'intero Paese.

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