mercoledì 16 dicembre 2009

"Quello che venne dopo"

Ogni tanto mi capita di rileggere questo editoriale di Giovanni De Mauro su Internazionale, scritto a febbraio di quest’anno:


Se uno dovesse riassumere in poche righe gli ultimi quindici anni di storia politica italiana potrebbe dire questo: il più caro amico di uno dei leader che simboleggiò la corruzione della classe politica del paese diventò l’uomo più ricco, l’imprenditore più famoso, il premier più amato, il leader del partito più votato; il segretario dell’ex partito neofascista diventò presidente della camera, terza carica dello stato; uno dei dirigenti dello stesso partito fu eletto sindaco della capitale; l’opposizione fu sciolta in modo democratico e le venne affidato il compito di autodistruggersi; gli ultimi dirigenti di quello che fu il più grande partito comunista dell’Europa occidentale lasciarono spontaneamente la guida a un uomo della Democrazia cristiana, il loro avversario storico; il resto della sinistra si divise così tante volte che alla fine raggiunse proporzioni omeopatiche; a raccoglierne l’eredità fu soprattutto un magistrato; intanto in tutto il paese si diffuse il fenomeno delle ronde. Ma è quello che venne dopo che fa paura.


Provo un senso di forte inquietudine e disagio di fronte alla sensazione che il clima politico che sta montando con la strumentalizzazione dell’aggressione al presidente del Consiglio possa essere l’inizio di “quello che venne dopo”.

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