Sulla contro-narrazione della vicenda esistenziale di Ruby messa in scena da Signorini ha già detto tutto il sempre bravo Francesco Merlo. Tutto giusto, tutto condivisibile, ma è persino sprecata tanta sapienza semiologica profusa per spiegare il tentativo penoso di accreditare una versione alternativa, la bella favola dove tutto è al suo posto, ma che davvero non può più nascondere il bordello di Arcore e far passare reati e indegnità alla carica che si ricopre per generosità. Ma forse l’eterna commedia di una concezione dove tutto può essere dissimulato, purché si menta spudoratamente, dove ogni verità può essere capovolta utilizzando l’arsenale mediatico a disposizione, inizia ad incontrare i suoi limiti. Forse, di fronte ad evidenze inoppugnabili, mentre il sultanato sprofonda sempre più nel proprio stesso fango senza più maschera, anche la coltre mediatica comincia lentamente a diradarsi.
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