venerdì 17 giugno 2011

Amministrative, referendum, PD e la riflessione che non verrà

Il referendum è andato come doveva andare, e anche oltre le attese. Bene, è giusto ripartire da qui. Sarebbe anche auspicabile, ora, e certamente utile, che il PD avviasse una seria riflessione sui molti dati che sono emersi dalle elezioni amministrative prima, dal referendum poi. Il PD avrebbe ampio materiale di riflessione, volendo, perché ci sono buone ragioni per pensare che non sia uscito poi così bene né dalle prime, né dal secondo. Ma questa riflessione richiederebbe prima di tutto una buona dose di umiltà e io credo quindi che non verrà. I toni trionfalistici che echeggiano in questo momento politico mi confermano anzi nella mia radicata convinzione che il PD non sia in possesso degli strumenti politico-cognitivi necessari per trarre profitto da questo fondamentale momento della vita politica e sociale italiana. Ed è un peccato, perché sarebbe un’occasione da non perdere.
Quello che è successo in Italia nelle ultime tre settimane, e in un arco di tempo più lungo che ne ha rappresentato la gestazione, è importante, ma davvero il PD vi ha avuto un ruolo che possa giustificare i toni trionfalistici che abbiamo ascoltato? Eppure, le indicazioni emerse dalle elezioni di maggio e di giugno non sono così lusinghiere per il PD, e non è difficile vederlo.


Cominciamo dalle prime. Le affermazioni di Pisapia a Milano e di De Magistris a Napoli vanno lette in primo luogo come una forte richiesta di buon governo, d’altra parte è innegabile che raramente dalle primarie esce fuori un uomo del PD e quasi sempre viene fuori un candidato alla sua sinistra. E se certamente questo significa che l’istituzione delle primarie è salutare a sinistra, d’altra parte il PD avrebbe di che riflettere sugli esiti. A ciò si deve aggiungere che Pisapia e de Magistris sono stati percepiti da molti come due candidati “antisistema” e che pertanto difficilmente la loro affermazione può essere letta, una volta in più, come una vittoria del PD.
Il sorprendente risultato del referendum conferma questa tendenza. È infatti significativo che a fronte di un sostenuto astensionismo che ormai da tempo si registra alle elezioni politiche, si sia invece ampiamente raggiunto un quorum ad un referendum che è stato largamente trainato da internet. Il referendum, per il resto, è stato fortemente voluto da Antonio di Pietro, e bisognerà pure dirlo; una circostanza che una volta in più rende del tutto inopportuno il tentativo del PD di fregiarsi della vittoria e chiamerebbe in causa la necessità di più caute, sobrie e articolate riflessioni.


Le farà, il PD, queste riflessioni? Temo di no. Penso, al contrario, che incomba purtroppo il modello Macerata e che le tentazioni centriste del PD, che sono inscritte nel suo DNA politico, finiranno con il prevalere.
Se il trionfalismo del PD, che ora ostenta di sentirsi forte di un consenso maggioritario, è ingiustificato rispetto al breve periodo, non lo è di meno sul lungo termine. Esistono diversi indizi che mostrano come nel lento declino del berlusconismo – del quale sarà bene non illuderci che ci si possa sbarazzare dall’oggi al domani, essendo ben radicato nella società – il PD, e la classe politica di cui è espressione, giochi e abbia giocato un ruolo marginale.


In questo ventennio il berlusconismo si è fatto cultura di massa, pensiero egemone, per poi iniziare il suo lento declino politico per via dell’azione concomitante di diversi fattori, quasi tutti a dire il vero molto tardivi, come le critiche di Confindustria e dei vescovi. Forze che, lo si voglia o meno, in Italia, che è sempre stato un paese profondamente conservatore, hanno un peso considerevole. Vorrei essere più indulgente con il PD, ma è più forte di me, proprio non ci riesco e quando penso all’esultanza del PD perché si ritiene che il berlusconismo sia al tramonto, l’immagine che mi si forma in testa è quella di una formica che, dopo una battaglia mortale tra elefanti, esulta sul cadavere di quello caduto cercando di accaparrarsene il merito. Sembra una barzelletta, eppure il PD, malgrado l’impegno ed anche lo spessore di alcuni suoi esponenti, nel complesso ha messo in atto nei confronti della maggioranza di governo e del berlusconismo la più scialba ed inefficace delle opposizioni. L’unico effetto che questo potrebbe avere involontariamente prodotto è quello di aver contribuito ad instillare un eccesso di confidenza nel cavaliere che, sentendosi incontrastato e fregandosi le mani per avere la miglior opposizione che avrebbe mai potuto desiderare, si è spinto troppo oltre. Ma per il resto le forze che hanno determinato il declino del cavaliere, e chissà se anche del berlusconismo, sono e sono state soprattutto altre, comprese le stesse che lo hanno sostenuto, non di rado turandosi il naso, perché il consolidato copione della storia prescrive che il peggio del peggio, per poter emergere, abbia sempre e ovunque bisogno della complicità dei gruppi di pressione economicamente più influenti, convinti al limite di potersi sbarazzare del dittatore o del dittatorello di turno, quando non dovesse più rappresentare quella convergenza di interessi che ha determinato l’iniziale sostegno; oltre che naturalmente dei mediocri, opportunisti, qualunquisti, e dell’uomo medio indottrinato attraverso la televisione; tutti uniti, nel momento in cui sono elettori, dalla tragica illusione che tra gli elettori e un eversore i destini della democrazia saranno sempre nella mani dei primi, anche quando votano il secondo. La storia mostra il contrario, e così abbiamo avuto questo squallido ventennio, e vedremo se si è concluso, e quali colpi di coda ancora ci riserverà.


Per quanto riguarda le forze che in positivo stanno spingendo l’Italia verso la conquista di una faticosa normalità, esse andranno ricercate nei movimenti studenteschi, nei precari, nella protesta delle donne; le categorie più deboli ed esposte, e davvero non siamo in pochi, che hanno scontato e scontano l’opportunismo, il cinismo, la proditoria inconcludenza delle politiche che hanno segnato il berlusconismo, si identificano forse senza scostamenti con il PD, si sentono forse efficacemente rappresentate?
Quanto di buono sta accadendo oggi è forse una vittoria del PD? Sarebbe piuttosto una grande occasione per il PD e per la sinistra tutta, per lavorare a quell’alternativa che è tutta da costruire, a patto di saperla cogliere e per questo servirebbe quell’atto di umiltà e quella seria riflessione che temo non verranno. Se il PD abbia capito o meno la lezione, del resto, lo vedremo presto: la via di un insulso guazzabuglio in salsa centrista, sulla scorta di Macerata, sarebbe la via maestra per dare ancora un po’ di respiro e qualche speranza al cavaliere altrimenti agonizzante.

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