Il recente attentato suicida davanti all’ambasciata danese di Islamabad, rivendicato da Al Qaeda e costato la vita ad almeno sei persone, evidenzia ancora una volta il difficile momento che attraversa la comunicazione interculturale.
Infatti, l’attentato è stato perpetrato in risposta alla riproposizione, da parte del quotidiano danese, Jyllands-Posten, delle vignette satiriche che raffigurano il profeta e che, pubblicate già nel 2005, avevano suscitato ondate di sdegno e manifestazioni di protesta da parte di molti musulmani nel mondo. Anche allora ci furono reazioni violente, scontri e vittime, in Nigeria, in Pakistan, in Iran. Così come assistemmo allo sfilare civile di folle di manifestanti pacifici, a riprova della vasta gamma di atteggiamenti che contraddistingue l’universo mussulmano, al quale troppo spesso rivolgiamo uno sguardo semplificatore, come se fosse un blocco granitico. Non bisognerebbe mai dimenticare che la grandissima parte degli islamici ha profondamente in odio i metodi del terrorismo, che da parte sua trae alimento proprio dai pregiudizi culturali.
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