giovedì 31 luglio 2008

I dati fuorvianti


Una recente indagine colloca Milano e Roma tra le città più care al mondo. Ma la responsabilità non è solo dell'apprezzamento dell'euro sul dollaro, come viene suggerito, quanto della polverizzazione dei salari reali combinata all'impennata dei prezzi, che si è verificata in Italia negli ultimi anni

Qualche giorno fa leggevo su La Repubblica un articolo che commentava i risultati dell'indagine sul costo della vita 2008 condotta da Mercer, istituto tra i maggiori a livello mondiale in materia di consulenza nelle risorse umane e nell' "Investment consulting".

La graduatoria delle città più care al mondo vede avanzare ulteriormente, rispetto al 2007, le metropoli italiane, in particolare Milano e Roma, che balzano rispettivamente all'11° e al 16° posto. L'indagine mette a confronto 143 città in sei continenti, prendendo in considerazione, come spiega il comunicato stampa dell'istituto, "il costo di oltre 200 articoli in ogni città, compresi alloggi, trasporti, cibo, abbigliamento, prodotti per la casa e il tempo libero".

L'indagine è seria, ma secondo me il quadro che ne scaturisce per le città italiane e, in generale, per l'andamento dell'economia italiana, è persino migliore della realtà, perché lo studio, che prende dichiaratamente in esame il costo della vita nelle città considerate "per gli immigrati", gioco forza non tiene conto di un altro parametro in realtà essenziale: il salario medio, che in effetti non compare tra le voci specificate.

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