Austria: boom dei partiti della destra radicale.Le elezioni politiche anticipate, svoltesi ieri, hanno segnato una netta affermazione della destra estrema. I due partiti nazional-conservatori,
la Fpoe guidata da Hans-Christian Strache, e
la Bzoe, la nuova formazione del leader storico dei nazionalisti mitteleuropei Joerg Haider, hanno messo insieme un numero di consensi di pochissimo inferiore alla socialdemocrazia (Spoe), che
nella maggioranza uscente governava in una Grande coalizione insieme ai cristiano-popolari della Oevp.
A fare le spese del boom delle destre sono proprio i due partiti di governo, che vedono ridursi considerevolmente il numero dei seggi nel Nationalrat, il parlamento federale austriaco: i socialdemocratici ne perdono 10 (passano da 68 a 58), i cristiano-popolari ben 16 (da 66 a 50). Specularmente, la FPO balza in avanti di 14 seggi (da 21 a 35) e anche la Bzoe ne guadagna altrettanti, ma con un incremento più significativo perché nel precedente parlamento ne aveva soltanto 7.
Strache, leader della Fpoe, forte del successo elettorale passa all’incasso e chiede di diventare cancelliere. L’ipotesi non è probabile, ma un riassetto degli equilibri parlamentari appare scontato, e potrebbe avvenire sotto la formula di un governo tripartito. Nei prossimi giorni, il presidente della Repubblica Heinz Fischer chiamerà Werner Faymann per affidargli il mandato esplorativo per la formazione del nuovo governo, che in ogni caso dovrà tenere conto della perentoria affermazione dei nazional-conservatori.
È un’affermazione, quella dell’estrema destra in Austria, che per molti aspetti può essere apparentata all’inatteso (almeno nelle proporzioni) consenso elettorale raccolto in Italia dalla Lega alle elezioni di aprile. Simili sono anche le rivendicazioni e le idee della destra radicale austriaca: l’anti-europeismo, con annessa richiesta di sospensione dell’accordo di Schengen sulle frontiere europee dell’Austria; le politica sull’immigrazione segnata da forti tinte xenofobe, con il secco rifiuto nei confronti della costruzione di moschee.
Più in generale, quello austriaco è un ulteriore esempio di come l’enfasi sulla sicurezza stia riempiendo in tutta Europa i forzieri elettorali delle destre populiste e nazionaliste.
Ma le analogie tra il caso austriaco e quello italiano possono essere spinte oltre. Anche in Austria l’ascesa delle destre radicali è stata enormemente favorita dalla litigiosità dei due partiti di governo, che, in 18 mesi, non sono riusciti a mettersi d’accordo praticamente su nulla, dando una percezione di immobilità. C’è da rammaricarsi che le forze democratiche, in questa delicata fase storica, non riescano a trovare un’identità e una coesione nemmeno di fronte a un avversario dal volto così chiaro.
È un peccato, perché l’Europa ha in sé le risorse per perseguire una strada diversa, quella dell’integrazione e della multiculturalità. E invece si continua a battere la via opposta. Il calcolo delle classi dirigenti che stanno guidando la partita della sicurezza è oltretutto molto pericoloso: spostare, in periodo di recessione economica, l’ansia da precarietà esistenziale verso il conflitto etnico. In questo modo si sta allestendo un diversivo, un pretesto verso il quale orientare il malcontento nel caso in cui i salari si dovessero comprimere ulteriormente. Si sta cercando di costruire l’Europa della paura, invece che quella del dialogo.
2 commenti:
ottima analisi
Grazie, Antonio. Anch'io ho visitato il tuo blog e mi è piaciuto. Buon lavoro.
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