
Intanto Berlusconi mostra il suo vero volto. Le sue dichiarazioni si prestano difficilmente ad essere equivocate: la risposta a una protesta diffusa, sentita e sacrosanta è la promessa della repressione. Il premier ha annunciato l’impiego di forze dell’ordine nelle università e deprecato le “bugie” della sinistra e dei mezzi d’informazione. “Non permetteremo l’occupazione delle scuole e delle università”, ha minacciato.
L’atteggiamento di Berlusconi, che rientra nelle classica e tristemente nota strategia della tensione, dovrebbe servire a far ricredere almeno chi è stato troppo possibilista sul fatto che il Cavaliere potesse davvero cambiare pelle. Diventare uno statista maturo. Non è più possibile chiudere gli occhi di fronte a un tentativo trasversale di mettere il bavaglio al dissenso, che avvicina l’Italia a una democrazia in stile sudamericano. Quello che sta succedendo di nuovo è, invece, che la protesta si sta incentrando soprattutto sulla questione della scuola. Evidentemente ci voleva un’ottusità al di sopra di ogni dubbio, manifesta e tracotante, perché ci si svegliasse da un lungo torpore.
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