sabato 27 dicembre 2008

Il futuro delle relazioni tra Stati Uniti e Russia


Quali prospettive si aprono per le relazioni tra Stati Uniti e Russia, con la presidenza di Barack Obama? L’editoriale di oggi del New York Times, che riporto di seguito nella mia traduzione, prende in esame i principali scenari, offrendo un’analisi completa che non risparmia critiche all’Europa, ma anche all’amministrazione di G.W. Bush. Ma soprattutto, vista l’autorevolezza della fonte d’informazione, l’articolo è utile per capire che cosa buona parte dell’America si aspetta dal nuovo presidente.

Considerando tutto quello che dovrà affrontare, Barack Obama potrebbe essere tentato di assegnare alla Russia una posizione marginale. Noi speriamo che non lo faccia.

Le relazioni tra Russia e Stati Uniti sono precipitate a un livello molto basso, con il Cremlino che agisce sempre più in modo antagonistico rispetto agli Stati Uniti. E gli alleati europei dell’America non sono stati nella disposizione adatta per recepire i segnali di Washington sulla Russia. La maggior parte di loro ha opposto resistenza al tentativo americano di portare rapidamente la Georgia e l’Ucraina nella NATO. L’alleanza, che rompe formalmente con la Russia dopo la guerra di agosto contro la Georgia, è diventata un “ripresa di contatto graduale e condizionale” con Mosca.

Stando alla dichiarazione della NATO, secondo le quali non saranno ripristinate le normali relazioni d’affari se la Russia non ritirerà tutte le sue truppe dalla Georgia e cancellerà l’annessione delle due province georgiane, la “ripresa di contatto” ha tutta l’apparenza di un atto di compiacenza per le risorse energetiche. Ma riflette anche il crollo della fiducia da parte dell’Europa nei confronti della leadership di George W. Bush.

L’influenza dell’America sul comportamento della Russia è stata inoltre limitata dal convincimento, diffuso tra i Russi, che se si fossero dimostrati deboli gli Stati Uniti ne avrebbero tratto vantaggio. Un risultato è stata la guerra contro la Georgia; un altro è il recente annuncio di un investimento di 140 miliardi di dollari in spese militari.

Obama ha alcuni vantaggi nel rapporto con la Russia: è nuovo, e i russi sono incuriositi da lui non meno del resto del mondo. Né lui né la sua squadra di politica estera possono nutrire illusioni sul Cremlino di Vladimir Putin. E la Russia sta attraversando una profonda crisi economica. La popolarità e il poter di Putin si sono basati largamente sui fortunosi profitti che la Russia ha realizzato grazie all’impennata dei prezzi dell’energia. Ora il mercato azionario della Russia è in caduta libera e le industrie stanno chiudendo, mentre le quotazioni di Putin precipitano.

Obama dovrebbe segnalare ai russi che vuole relazioni migliori. Questo significherebbe ripensare l’approccio belligerante e invitare la Russia a consultazioni di alto livello sulle aree nelle quali i due paesi possono raggiungere rapidamente un livello di cooperazione — per esempio nel contrastare la pirateria. Obama dovrebbe considerare l’opportunità di rinnovare il trattato Start 1 sulla riduzione delle forze nucleari strategiche, che scade nel dicembre del 2009. Potrebbe abbassare i toni delle richieste di ammissione nella NATO per la Georgia e l’Ucraina, soprattutto perché sono premature, e rivedere i piani relativamente alla postazione difensiva antimissile in Polonia e Repubblica Ceca.

Per ogni iniziativa, gli Stati Uniti dovrebbero rendere chiaro che si aspettano una risposta tangibile, a cominciare dalla cooperazione nel porre fine al programma nucleare iraniano e proseguire la collaborazione contro il terrorismo internazionale e il ritiro delle truppe russe dalla Georgia.

Mr. Obama and Mr. Putin, New York Times, 27/12/2008

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