lunedì 26 gennaio 2009

La partita dei tunnel e dei confini

CONFLITTO ISRAELO-PALESTINESE - Hamas ha proposto ieri una tregua di una anno, Israele ne aveva proposta prima una di diciotto mesi, rifiutata dalla controparte palestinese. Ma il problema non è tanto la durata, quanto le modalità del cessate il fuoco, sulle quale al momento non è stato raggiunto un accordo. Hamas vorrebbe la riapertura dei confini e la fine del blocco economico, mentre Israele è disposto a concedere solo un’apertura parziale ed entrambi gli attori appaiono indisponibili a negoziare la propria posizione su questo punto. Inoltre Israele aggiunge la condizione, ancor meno negoziabile, che Hamas non si riarmi. Intanto Hamas ha ripreso i suoi lavori dopo la fine dell’offensiva di Israele durata tre settimane, operando in uffici improvvisati, poiché la maggior parte degli edifici amministrativi sono stati bombardati, mentre sono in corso nuovi colloqui con l’Egitto, che prevedono anche la presenza di Fatah, volti a consolidare la breve tregua raggiunta. I vertici dell’organizzazione rimangono nascosti perché temono, malgrado la tregua, un nuovo attacco da parte di Israele, mentre ufficiali e membri di livello più basso si sono rimessi al lavoro. Hamas si propone di guidare la ricostruzione, distribuendo aiuti a chi ha perso la casa o dei parenti; circa 52 milioni di dollari in totale che dovrebbero provenire, secondo le dichiarazioni dell’organizzazione, dai suoi stessi fondi, in attesa che giungano finanziamenti anche da donatori internazionali. Le risorse di Hamas, com’è noto, provengono largamente dall’Iran e da altri sostenitori.
Hamas ha anche dichiarato che non rinuncerà a far arrivare armi a Gaza. Le armi arrivano attraverso i tunnel che i palestinesi scavano verso l’Egitto. Dai tunnel, in realtà, arrivavano due cose: cibo e rifornimenti di carburante negati agli abitanti di Gaza dal blocco di Israele e, appunto, le armi per Hamas. Così come si ritiene che per queste gallerie passino anche i finanziamenti destinati all’organizzazione.
I tunnel sono il risultato del blocco imposto da Israele a partire dal 2005, che ha ottenuto un solo risultato tangibile: che Hamas ha potuto prosperare grazie all’economia sommersa.
Distruggere quei tunnel è stato uno degli obiettivi chiave dell’operazione militare di 22 giorni di Israele, ma non appena è stata dichiarata la tregua gli scavatori hanno nuovamente ripreso il loro lavoro, riparando i tunnel crollati per via dei bombardamenti o cominciando a scavarne di nuovi.
Lungo questi tunnel e sulla questione della riapertura dei confini si gioca la partita di un equilibrio che appare ancora precario, mentre sia Israele che Hamas mantengono la guarda alta e si dimostrano reciprocamente diffidenti sulla stabilità della tregua.

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