Dall'estero si vede chiaramente quello che ancora fatichiamo a riconoscere: che l a democrazia italiana traballa paurosamente.
Forse raramente come in questi giorni l’Italia, e non solo il suo premier, ha suscitato una tale mole di approfondite analisi da parte della stampa inglese. Ciò, del resto, è del tutto comprensibile, perché due eventi, come il “caso Englaro” e la condanna dell’avvocato Mills che non scalfisce il corruttore (Silvio Berlusconi) lasciano vedere chiaramente da fuori ciò che molti, in Italia, ancora faticano a riconoscere: che il nostro Paese è una democrazia anomala, non da ora, ma in questo momento scricchiola paurosamente. I commenti dunque fioccano, anche perché il premier, che non avrebbe comunque corso il rischio di passare inosservato, ha pensato di rivolgere il suo a dir poco discutibile umorismo verso il dramma dei desaparecidos, suscitando il più che comprensibile risentimento della stampa e dell'opinione pubblica argentina.
La morte di una giovane donna dopo diciassette anni in coma, a seguito della decisione presa dai medici, sulla base di una sentenza legale, di non continuare ad alimentarla, è un evento sia pubblico che privato. In una società democratica matura, avrebbe meritato un dignitoso dibattito etico tale da poter bilanciare i differenti punti di vista e abbattere gli steccati politici tra partiti.
Ma in Italia le cose stanno diversamente. Il Paese è dominato attualmente da discorsi pubblici intolleranti e da una brusca svolta verso soluzioni autoritarie; in questa atmosfera febbrile, un evento del genere rischia di trasformarsi in una seria crisi istituzionale. Se il primo ministro accusa il presidente della Repubblica per la morte della giovane donna, e se esponenti della maggioranza e del Vaticano indulgono a una retorica farneticante e attizzano il fuoco della paranoia, ciò che Pier Paolo Pasolini chiamò "fascismo clericale" suona come una più che pertinente critica sociale (…)
Il quadro mi sembra purtroppo molto preciso ed Andrews, come un artista che può fare due passi fuori, riesce a descriverlo meglio di quanto non si riesca a fare muovendosi al suo interno. Quanto alla figura del presidente del Consiglio e all’ingerenza politica del Vaticano, ci restituisce questo disegno altrettanto chiaro:
Il primo ministro, Silvio Berlusconi, è il solito demagogo opportunista; ha usato l’occasione per rinvigorire le sue ambizioni politiche, rivelando il suo disprezzo per le regole e per i processi costituzionali. Il Vaticano ha sfruttato il caso per rafforzare la sua agenda conservatrice, soffocando le voci laiche e liberali.
Sarebbe potuta essere facilmente una settimana disastrosa per Silvio Berlusconi. I giudici di Milano stavano concludendo l’ennesimo processo che sollevava gravi dubbi sull’onestà del primo ministro. E con L’Italia che tocca il punto più basso della crisi economica globale — il PIL del Paese è crollato al 2.6% nell’ultimo trimestre del 2008 — ha affrontato il duro test delle elezioni regionali in Sardegna.
Ma il primo ministro è ancora sorridente. Il 17 febbraio Walter Veltroni, il leader del maggior partito di opposizione, il Partito Democratico (PD), ha rassegnato le dimissioni dopo che il suo partito ha subito un’umiliante sconfitta in Sardegna. Non poteva andare meglio per Berlusconi, perché le dimissioni hanno distolto l’attenzione dai giudici milanesi, che hanno condannato il suo ex consulente sulla finanza offshore , David Mills a quattro anni e mezzo di carcere per reati di corruzione connessi a Berlusconi.
(…) Mills farà appello contro la sentenza, e Berlusconi non è ancora fuori pericolo. La costituzionalità della sua immunità sta infatti affrontando una battaglia legale. Nel frattempo, i suoi seguaci hanno preparato un’altra possibile via di fuga, una clausola contenuta in un disegno di legge prevede una riforma del sistema legale in modo da assicurare che quanto viene scoperto in un processo non possa venire applicato in un altro. In questo caso, se Berlusconi venisse nuovamente processato, gli accusatori dovrebbero ricominciare tutto da capo.
The Economist dedica anche spazio alla sconfitta di Veltroni, esprimendo un giudizio molto critico nei confronti dell’ex leader dell’opposizione e individuando in Massimo D’Alema uno dei maggiori responsabili della debolezza del centro-sinistra:
(…) Le dimissioni di Veltroni hanno rappresentato un tacito riconoscimento che i suoi 14 mesi da leader dell’opposizione sono stati un fallimento quasi completo. Poco dopo Aver perso le elezioni generali, il suo candidate a sindaco di Roma è stati sconfitto. Il suo progetto di cooperare con Berlusconi per promuovere le riforme nell’interesse nazionale è stato ignorato in modo umiliante dal primo ministro. E fin dall’inizio il leader di un piccolo partito di opposizione, Antonio Di Pietro, ha dimostrato una miglior comprensione di come attaccare Berlusconi.. Veltroni è stato,questo è vero, costantemente minato da Massimo D’Alema, un barone del PD ed ex primo ministro,il cui rifiuto di accettare una posizione di secondo piano ha indebolito il centro sinistra.
1 commento:
ALLARME ROSSO: INCARICO DI GOVERNO A NETANYAHU.
Porcaputtanamadonna.
Posta un commento