Posto di seguito, nella mia traduzione, un bell’articolo di Megan Williams pubblicato sul quotidiano canadese The Toronto Star, che traccia un quadro impietoso e a tratti caricaturale del premier italiano e presenta un’analisi del difficile momento politico del nostro Paese. Credo che articoli come questo dovrebbero aiutarci a ritrovare la consapevolezza dell’anomalia democratica nella quale tristemente versa l’Italia, largamente smarrita dal senso comune ma anche da molta dell’informazione ufficiale.
Il primo ministro italiano Silvio Berlusconi è celebre per la sua immensa ricchezza, la sua capacità di resurrezione politica e per la sua destrezza nello schivare un incessante attacco di accuse di corruzione. Da quando è entrato in politica 15 anni fa, il miliardario ha perso il potere due volte, schivato una raffica costante di accuse di corruzione e – con la sua deprecabile tendenza alle gaffe – suscitato sconcerto diplomatico nelle capitali estere.
Ma la sua abilità nel mutare pelle le sue gaffe e la sua apparente disattenzione nei confronti di un’economia traballante stanno causando un crescente allarme tra quegli italiani che sono preoccupati per i diritti e le libertà individuali. In effetti, Berlusconi sembra condurre una vita brillante malgrado un enorme debito pubblico – uno dei maggiori in Europa – e un crollo del PIL del 2,6 per cento. In una elezione chiave regionale in Sardegna il 16 febbraio
La vittoria si è rivelata uno tsunami politico la già tormentata coalizione di opposizione di centro-sinistra. Walter Veltroni, il suo ultimo leader, che aveva tentato una rivitalizzazione in stile Obama del rinominato Partito Democratico, ha riconosciuto il fallimento e si è dimesso. Il suo sostituto, Dario Franceschini, è un avvocato piuttosto insulso che ispira pochissima speranza di unire e galvanizzare un’opposizione che è essenzialmente implosa.
Wanda Montanelli, un membro della colazione di opposizione e portavoce dell’Osservatorio Nazionale ed Europeo delle Pari Opportunità, ha affermato che in Italia, laddove c’era una debole opposizione politica, c’è ora un vuoto. "[L’opposizione] ha fallito miseramente nel tenere a freno il potere di Berlusconi " afferma Montanelli, "e ora stiamo iniziando a vederne le conseguenze"
Ciò che preoccupa in modo particolare, prosegue, è che le cosiddette gaffe di Berlusconi – spesso commenti male informati – ora sembrano presagire una politica che sta sopprimendo la libertà. Lo scrittore ed esperto di cose italiane Philip Willan cita un’osservazione improvvisata che Berlusconi fece il mese scorso dopo diversi stupri avvenuti a Roma, con la quale il leader lamentava il fatto che non ci fossero abbastanza soldati per proteggere le “belle donne”.
"Era un tipico tentativo di Berlusconi di essere galante," dice Willan, "ma la cosa diventa problematica quando le decisioni scaturiscono da questo genere di commenti". Berlusconi annunciò subito dopo che l’Italia avrebbe aumentato a 30.000 il numero dei soldati che aiutano la polizia nel sorvegliare le strade delle città.
Quando tre ulteriori stupri sono stati compiuti questo mese, presumibilmente ad opera di immigrati, il suo partito ha avanzato nuove regole per istituire pattuglie cittadine delle città, molte delle quali costituite da ex membri di corpi militari. Simili bande esistevano già nel nord Italia – che è legato all’estrema destra – e hanno suscitato preoccupazione negli attivisti per i diritti umani che temono che questi gruppi potrebbero prendere a bersaglio gli immigrati.
La scorsa settimana (…) il leader italiano, con il suo consueto stile provocatorio, ha provato ad annullare una decisione della magistratura che garantiva a un padre il diritto di lasciar morire la figlia da lungo tempo in stato vegetativo. Berlusconi andò in televisione su una rete nazionale dicendo: "È un assassinio"
Quindi si impegnò a far passare una legge che proibisce la sospensione delle cure mediche. Questo tentativo fallì con la morte della donna, ma il partito di Berlusconi ha preparato un disegno di legge che, se sarà approvato, annullerà effettivamente il diritto dell’individuo di scegliere di non essere mantenuto in vita a tempo indeterminato se inabilitato.
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