sabato 28 febbraio 2009

C'è una crisi e Obama parla di crisi

L'atteggiamento del presidente americano, che dedica alla crisi economica la quasi totalità del suo discorso al Congresso, contrasta con la doppiezza e la demagogia del governo italiano, che di fronte alla crisi parla e dal principio ha sistematicamente parlato di tutt'altro.

Personalmente cerco di essere sempre cauto nell’istituire paragoni, ma certo di fronte al fatto che il presidente americano Barack Obama ha dedicato alla crisi economica la quasi totalità del suo discorso di 52 minuti al Congresso qualche considerazione forse è giusto farla. Non entro nella discussione della bontà dei rimedi, ma è un fatto che il presidente degli Stati Uniti d’America, mentre il paese è stretto da una crisi non certo semplice da gestire, parli esattamente di crisi e non di altro e prenda provvedimenti finalizzati ad affrontare la crisi. Non accade esattamente lo stesso in Italia, dove il PIL crolla del 2,6% ma il presidente del Consiglio e la maggioranza di governo preferiscono occuparsi di altro, non per affrontare la crisi ma per distogliere l’attenzione dalla crisi, per convogliare il senso d’insicurezza verso l’odio per il diverso, per far passare leggi sulla sicurezza dettate dal razzismo manifesto della Lega, per mettere ancora una volta al sicuro il premier dalle sue grane giudiziarie, per prendere a picconate lo Stato di diritto. Solo per limitarci alle azioni più eclatanti. È una differenza non da poco, che lascia presagire esiti diversi: sono convinto che Obama abbia ragione quando dice che gli Stati Uniti ne verranno fuori (“noi ricostruiremo, recupereremo e gli Stati Uniti torneranno più forti di prima”, ha detto nel suo discorso al Congresso), anche se non senza grandi sacrifici; mentre l’Italia è entrata in una stagione di involuzione del sistema democratico le cui derive sono tutt'altro che facili da prevedere.

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