sabato 2 maggio 2009

Tutti salutino l'imperatore

Ancora un durissimo articolo del britannico The Guardian sull'anomalia democratica italiana, firmato John Hooper.

"La prossima settimana, quando il 72enne Berlusconi compirà il suo primo anniversario dal suo ritorno al governo, potrà celebrare anche un’accresciuta influenza e una popolarità della quale nessun leader ha goduto dopo la caduta del dittatore fascista Benito Mussolini."


"Nell’ultimo rapporto Freedom House [organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo] sui media internazionali, l’Italia e stata declassata da 'libera" a parzialmente libera', ciò che la pone sullo stesso piano di Paesi come l’Albania e l’Ucraina."


"Da quando Berlusconi è tornado al potere, nessuno è scomparso in circostanze misteriose. Nessuno dei suoi oppositori è stato imprigionato o esiliato. Non ha fatto chiudere un solo giornale o rete televisiva. Non ha minacciato il Parlamento. Ma ha creato un partito nel quale il suo potere è incondizionato."



Quando, all’inizio della settimana – nella sua ultima, atrocemente pubblica disputa con suo marito – la moglie di Silvio Berlusconi, Veronica Lario lo ha definito un "imperatore", stava facendo di più che scagliarsi contro la sua presunzione. Stava echeggiando ciò che è diventato rapidamente il tema dominante della politica italiana – la vertiginosa crescita del potere del magnate di centro-destra e il timore che stia manovrando per usarlo in modi non democratici.

Queste perplessità non hanno molto di nuovo. Ma la prossima settimana, quando il 72enne Berlusconi compirà il suo primo anniversario dal suo ritorno al governo, potrà celebrerà anche un’accresciuta influenza e una popolarità tale, della quale nessun leader ha goduto dopo la caduta del dittatore fascista Benito Mussolini.

Pochi potrebbero contestare il giudizio di Massimo Giannini, l’autore di un libro su Berlusconi di recente pubblicazione, secondo cui negli ultimi 12 mesi Berlusconi ha "definitivamente riconquistato l’Italia". L’esuberante, sempre abbronzato primo ministro italiano può contare su una schiacciante maggioranza in Parlamento e su un partito coeso. I sondaggi lo accreditano di un consenso tale da fare invidia a tutti gli altri leader che sono alle prese con la recessione. E il suo impatto sui media italiani è più forte che mai.

Delle sette principali reti televisive nazionali, tre rispondono direttamente a lui in quanto principale azionista e altre tre, gestite dal servizio televisivo pubblico, la RAI, rispondono a lui indirettamente in quanto primo ministro. Nell’ultimo rapporto Freedom House [organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo] sui media internazionali, l’Italia e stata declassata da "libera" a “parzialmente libera", ciò che la pone sullo stesso piano di Paesi come l’Albania e l’Ucraina.

Lario non è l’unica ad interrogarsi su dove tutto questo possa portare. Anche Gianfranco Fini (…) aveva messo in guardia, all’inizio di quest’anno, dai rischi del "casarismo".

Tre processi separati hanno avuto luogo negli ultimi 12 mesi.

Uno è il compattamento del governo di Berlusconi, che non deve più dipendere per la sua sopravvivenza da un partito di destra facile all’ “ammutinamento” come quello dei cristiani democratici, che è uscito dalla coalizione di Berlusconi prima delle ultime elezioni. A marzo, i due principali gruppi rimanenti –il partito di Berlusconi, Forza Italia, e Alleanza Nazionale, che discende dal movimento neofascista italiano – si sono fusi per formare il cosiddetto Popolo della Libertà. In un Paese abituato a governi che durano mesi, o anche settimane, nessuno dubita che quello attuale completi il suo mandato.

Un secondo fattore è stato la ritirata dell’opposizione in tutte le sue forme. Di fronte alla prospettiva che Berlusconi guidi il Paese fino al 2013 (per allora avrà governato l’Italia per 11 degli ultimi 19 anni),e come se molti dei suoi critici si siano rasseganti al suo ascendente.

Uno dopo l’altro, i centri di resistenza alla sua influenza nella società – nelle università, i sindacati e la politica – sono implosi. Quando, nel 2003, Berlusconi provò una prima volta a far passare una legge che gli garantiva l’immunità dalle persecuzioni giudiziarie, ci fu un tumulto e la legge fu revocata dalla corte suprema. Lo scorso anno, il suo nuovo ministro della giustizia ha proposto una versione modificata facendola passare rapidamente in parlamento e suscitando un’indignazione appena simbolica.

Lo scorso anno, gli studenti di sinistra hanno organizzato rumorose proteste contro i tagli nei confronti del budget per l’educazione. Ma alle elezioni di novembre per i rappresentanti degli studenti presso la maggiore università italiana, La Sapienza di Roma, tre dei cinque seggi al senato sono andati a candidati appoggiati dal partito di governo.

Diversi intellettuali prima di sinistra hanno dichiarato una nuova ammirazione nei confronti di Berlusconi. Lo scrittore Alessandro Baricco ha provocato stupore, durante un’intervista televisiva, definendo il premier "uno con una grande fascinazione per il futuro" e "un’apertura mentale capace di immaginare progetti che ci sorprendono ogni volta".

I sindacati, il cui sciopero generale 14 anni fa contribuì a far cadere il primo governo Berlusconi, sono divisi. Lo "sciopero generale" tenutosi a dicembre dello scorso anno, come protesta nei confronti della risposta del governo alla crisi economica globale, è stato appoggiato da una sola delle federazioni dei tre principali sindacati ed è stato giudicato per lo più un flop.

Ma, soprattutto, c’è stato il collasso dell’opposizione parlamentare. Il suo leader, Walter Veltroni, è caduto in discredito quando il suo piano di collaborare con Berlusconi su un programma di riforme nell’interesse nazionale è stato silurato dal primo ministro vittorioso. Dopo un risultato disastroso nelle elezioni regionali di febbraio in Sardegna o, nelle quali il suo partito Democratico ha ottenuto appena il 24% dei voti, si è dimesso.

Tutto ciò conduce al terzo fattore che è all’opera da maggio dell’anno scorso – l’ascesa della popolarità di Berlusconi. "Sono al 75.1%", ha dichiarato ieri. "I sondaggi su Obama di cui sono al corrente lo danno al 59%. Il mio è un record straordinario." Convenientemente, il sondaggio da lui citato non è stato pubblicato. In ogni caso, gli ultimi sondaggi pubblicati preparati per il giornale di centro-sinistra La Repubblica, gli attribuiscono un consenso al 56%.

Alcune critiche all’indirizzo del miliardario proprietario delle televisioni sottolineano le inevitabili conseguenze del suo potere di influenzare quello che pensano gli italiani.

"Le reti televisive di Berlusconi non hanno mosso soltanto voti, ma l’intera nazione" ha dichiarato recentemente il regista Nanni Moretti. "La maggioranza delle persone, non solo quelli di destra, oggi considerano normale che un solo uomo abbia il monopolio della TV, sia un politico e anche capo del governo. Questo è il suo trionfo."

Secondo Pierluigi Battista, vice direttore del Corriere della Sera, l’influenza mediatica di Berlusconi è diventato un alibi per la sinistra italiana.

"Mi viene in mente una frase di Brecht: 'Se la gente è contro di noi, noi dobbiamo cambiare la gente'. Quando la sinistra vinse [nel 2006], tutta questa retorica su Berlusconi e il suo potere mediatico cessò misteriosamente," dice Battista. "Ora, per la prima volta, abbiamo un governo che può muoversi con rapidità – non perché sia fatto di persone più intelligenti, ma perché hanno un maggior supporto e possono dunque perseguire i loro scopi con maggior determinazione"

Certamente, una ragione importante della sua popolarità va ricercata nella risposta alla preoccupazione dei suoi elettori nei confronti della sicurezza. I sondaggi rivelano una paura decisamente più alta della norma tra gli italiani – paura del crimine, dell’immigrazione e delle conseguenze della globalizzazione.

Sebbene alcuni punti chiave del suo programma siano stati giudicati inaccettabili dalla commissione Europea a Bruxelles, il governo è riuscito ad attuare una stretta sulla sicurezza, alcuni elementi della quale vanno molto oltre ciò che è considerato accettabile in Europa. Campi nomadi sono stati demoliti in lungo e in largo nel Paese e i Rom sono stati schedati (un piano per schedare anche i bambini rom è stata abbandonato a causa delle proteste).

Il Parlamento è stato sul punto di approvare una legge per legalizzare le ronde cittadine ed estendere a sei mesi il periodo durante il quale i richiedenti asilo politico possono essere detenuti in speciali "centri di identificazione ed espulsione". Conteneva anche una disposizione che esortava i medici a denunciare immigrati sospettati di essere clandestini alla polizia, ma è stata abbandonata a seguito di proteste. Il modo di contrastare l’immigrazione clandestina, ha dichiarato il ministro degli Interni, Roberto Maroni, deve essere "cattivo".

Da quando Berlusconi è tornato al potere, nessuno è scomparso in circostanze misteriose. Nessuno dei suoi oppositori è stato imprigionato o esiliato. Non ha fatto chiudere un solo giornale o rete televisiva. Non ha minacciato il Parlamento. Ma ha creato un partito nel quale il suo potere è incondizionato.

Durante il congresso costitutivo il mese scorso, egli è stato acclamato, e non eletto dai delegati. Berlusconi ha ripetutamente irriso e sfidato il potere giudiziario. Per due volte si è riferito a certi giudici come un "cancro" e, a gennaio, il suo consiglio dei ministri ha approvato un decreto che avrebbe annullato una decisione della corte suprema se il presidente, Giorgio Napolitano, non si fosse rifiutato di firmarlo.

Nel nome dell’efficienza del governo, Berlusconi ha fatto frequentemente ricorso a misure procedurali per sopprimere il dibattito parlamentare.

(…) Più preoccupante di tutto è che Berlusconi abbia reso esplicita la sua volontà di riformare la costituzione per creare un presidente con più ampi poteri. In più di un’occasione, ha dichiarato di non vedere il motivo di ottenere l’appoggio dell’opposizione per mettere in atto cambiamenti. Molti osservatori ritengono che Berlusconi punti alla presidenza dopo aver concluso il suo mandato da primo ministro.

Battista ritiene che le preoccupazioni sulle ambizioni di Berlusconi sono fuori luogo: anche gli Stati Uniti e la Francia hanno sistemi presidenzialisti, e tuttavia le credenziali democratiche di questi Paesi non sono in dubbio."É il passato italiano a creare questi spettri," aggiunge. (…)

Massimo Giannini, giornalista de La Repubblica, conclude che l’Italia "è troppo disillusa per cadere sotto un vero e proprio 'regime' nel quale le libertà fondamentali siano calpestate". E, in ogni caso, [l’Italia] fa parte dell’Unione Europea "all’interno della quale non sono permesse ricadute negli abissi nelle dittature del 20esimo secolo".

E tuttavia, quello governato da Berlusconi sta rapidamente diventando un Paese segnato "dall’assenza di poteri autonomi che controbilancino l’arrogante potere dell’esecutivo," afferma Giannini.

L’Italia, egli crede, rischia di unirsi alla schiera di quelle che il guru delle relazioni internazionali Fareed Zakaria, ha definito "democrazie illiberali".

É incontestabilmente vero che molti degli uomini di Stato internazionali con i quali Berlusconi ha stabilito delle relazioni privilegiate guidino Paesi che possono essere qualificati in questo modo. Uno è la Russia di Vladimir Putin. Un altro è la Turchia di Recep Tayyip Erdogan.

In ottobre, dopo una visita in Asia centrale, il primo ministro italiano ha aggiunto alla lista un nome meno noto. Ad un incontro con un’associazione nazionale dei commercianti disse che avrebbero dovuto "andare tutti in Kazakhstan in vacanza" perche"li c’era un gentiluomo mio amico. Non a caso, (egli) ha ottenuto il 91% dei voti e ha fatto cose straordinarie".

L’uomo a cui si riferiva era il presidente kazako, Nursultan Nazarbayev, il quale è stato accusato, tra le altre cose, di aver manipolato le elezioni, intimidito gli avversari, concentrato il potere nelle mani della sua famiglia e modificato la costituzione per garantirsi di rimanere in carica, cosa che in effetti ha fatto, per 19 anni.


(trad. mia)


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