Ciò che continua a lasciare perplessi molti osservatori, specialmente anglosassoni, abituati a ben altra morale pubblica, è che il premier sia ancora, malgrado tutto, al suo posto. Per dirla con le semplici parole di Tobias Jones sul Daily Telegraph di ieri: “A molti di noi sembra incredibile che Silvio Berlusconi sia ancora il primo ministro italiano”; a dire il vero, lo stesso quotidiano ha dedicato negli ultimi giorni molto spazio alle vicende italiane: qualche giorno fa Nick Squires rilevava la sopraggiunta debolezza della leadership del cavaliere, scrivendo:, “Mentre aumentano gli scandali sessuali intorno a lui, il primo ministro italiano appare sempre più vulnerabile (Daily Telegraph 22/06)”
Interessante anche l’analisi politica di Guy Dinmore sul Financial Times (25/06), incentrata sulla debolezza della leadership del cavaliere e sui possibili scenari. Nell’articolo di Dinmore si possono leggere alcune osservazioni che mi sembrano molto pertinenti:
Importanti alleati nella coalizione di centro-destra stanno già prendendo in considerazione un futuro politico senza quello che è stato a lungo il loro leader
Dinmore sottolinea la solitudine del cavaliere, argomentando che, in effetti, ormai si espongono a difenderlo esplicitamente soltanto quelli le cui fortune politiche sono strettamente legate alla sua permanenza al potere. Potrebbe essere davvero l’inizio di una fase discendente della parabola politica del cavaliere? O le pressioni che ormai da più parti vengono esercitate, potrebbero indurlo a dimettersi? La cosa in realtà è molto dubbia, e non solo per la nota ostinazione del cavaliere; Dinmore ne individua molto chiaramente la ragione più profonda.
(…) Ma come un potentato medio-orientale che non può pemrettersi di abbandonare la scena, gli analisti notano un solo serio ostacolo alle dimissioni, a parte la ben nota ostinazione di Belrusconi. La sua immunità giudiziaria, garantita dall’ampia maggiornaza in Parlamento, dura fintanto che lui rimane in carica.
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