venerdì 19 giugno 2009

Può un democrazia governare in maniera tirannica?



L’interrogativo, ovviamente non è nuovo. Karl Popper, per esempio, rispondeva in modo affermativo. Mi viene in mente, e spesso, la lezione del filosofo viennese, non perché sia esclusiva, ma per la sua chiarezza analitica.

In questi giorni stiamo assistendo alle violente, scomposte accuse del premier, nei confronti della stampa e delle molte obiezioni che gli vengono sollevate. Secondo il cavaliere (piduista) ci sarebbe un complotto eversivo teso a rovesciarlo, e cioè – aggiunge - a rovesciare il volere popolare.

Queste accuse deliranti non meriterebbero nemmeno di essere commentate se non fosse che una parte forse non maggioritaria, ma certamente considerevole dell’opinione pubblica si mostra disponibile a dar loro credito. Ma il problema è più ampio e riguarda lo stato di salute della nostra democrazia.

Il governo in carica ha vinto delle libere elezioni, dunque è stato eletto democraticamente. Questo non è minimamente in discussione. Il problema è un altro ed è il seguente: è, solo per questo, in forza del consenso ricevuto, un governo democratico?

Sullo statuto della democrazia Popper, in un passaggio di La società aperta e i suoi nemici, si esprimeva così:

La democrazia non può compiutamente caratterizzarsi solo come governo della maggioranza, benché l’istituzione delle elezioni generali sia della massima importanza. Infatti una democrazia può governare in maniera tirannica (la maggioranza di coloro che hanno una statura inferiore a sei piedi può decidere che sia la minoranza di coloro che hanno statura superiore a sei piedi a pagare tutte le tasse).

In una democrazia i poteri dei governanti devono essere limitati ed il criterio di una democrazia è questo: in una democrazia i governanti possono essere licenziati senza spargimento di sangue. Quindi, se gli uomini al potere non salvaguardano quelle istituzioni che assicurano alla minoranza la possibilità di lavorare per un governo pacifico, il loro governo è una tirannia

Questo passo affronta il discorso definitorio della democrazia. Il criterio maggioritario è certamente una condizione necessaria perché un governo possa dirsi democratico. Ma non è condizione sufficiente. Popper aggiunge altri due criteri, e cioè:

1) Deve essere possibile, in virtù di nuove elezioni, che ci sia un avvicendamento, e inoltre che ciò avvenga in modo pacifico. Non solo:

2) I governanti stessi devono lavorare per salvaguardare le istituzioni. In altre parole, se un governo liberamente eletto distrugge le istituzioni, non è evidentemente un governo democratico.

Valutato alla luce di questi criteri, qual è lo stato di salute della democrazia italiana? Penso molto malandato. Passi per il primo (almeno per ora), mi pare che sia decisamente il secondo criterio ad essere del tutto disatteso, avendo ricevuto dal lodo Alfano un colpo mortale.

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