sabato 18 luglio 2009

Grillo e l'incoerenza demagogica

Non ho mai creduto nel progetto politico del PD, ma credo che le perplessità, e persino l’irritazione del PD nei confronti del tesseramento di Grillo e dell’annunciata candidatura alla segreteria del partito siano, al di là di alcune reazioni scomposte, complessivamente giustificate.

Il Pd non mi è mai andato a genio, per molti motivi. In sintesi, perché si è omologato senza troppa fatica ai peggiori stili della maggioranza che avrebbe dovuto contrastare, allestendo invece un’opposizione del tutto inefficace, e anzi insperabilmente perfetta per una maggioranza e un premier con tentazioni autoritarie. Non sorprende, dunque, considerando la mancanza di idee e di coraggio, che un partito con vocazione maggioritaria sia riuscito a far trionfare una destra becera e mediocre. Detto questo, volenti o nolenti, il Pd e le sue evoluzioni rimangono evidentemente decisive per tutta l’area della sinistra, e sono da incoraggiare i tentativi di riforma in senso laico, la cui effettività andrà tuttavia misurata alla prova dei fatti.

Questo penso del PD. Ma, e qui vengo al punto, stando alle mie idee, non mi sogno certamente di iscrivermi al PD. Quel po’ di democrazia che ancora ci rimane, malgrado i molti attacchi ai quali è sottoposta, prescrive che io sia libero di criticare il PD. Ma coerenza vuole che poi non ne rivendichi la tessera.

Analogamente, Grillo ha potuto riversare su tutti i partiti, compreso il PD, le sue critiche feroci e indifferenziate, mettendo in questione in definitiva, nemmeno troppo implicitamente, non solo questo o quel partito o personaggio politico, ma in fondo lo stesso sistema dei partiti (si chiama qualunquismo). Non c’è dunque da invocare una presunta fatwa, come ha fatto il comico genovese, se il PD non gradisce il suo tesseramento. È semplicemente questione di coerenza.

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