martedì 21 luglio 2009

I problemi sono altri che i preservativi del premier

Sono stato un convinto assertore dell’utilità di leggere la stampa estera, e per molti versi lo sono ancora, perché in molti casi vi si trovano validi spunti per innalzare il livello del discorso pubblico di un Paese e di un’opinione pubblica che si lasciano distrarre già troppo facilmente.
Così, i più curiosi possono leggere quanto scriveva ieri il Daily Mail sulla scorta delle nuove registrazioni publicate da L'Espresso, ma francamente il fatto che il premier non gradisca i preservativi come scoop non mi pare un granché. Una volta assodato che il presidente del Consiglio è dedito a festini con prostitute d’alto bordo (ma a certi livelli pare che si chiamino escort) che gli vengono procurate da zelanti uomini d’affari, mi pare che la si potrebbe tranquillamente finire lì, senza bisogno di rimestare nel torbido.
I dettagli non sono interessanti. Una volta appurato che il cavaliere ha una condotta personale del tutto inadeguata rispetto al ruolo che ricopre, sarà il caso di tornare ai nodi politici, rispetto ai quali, del resto, è più che criticabile. Per esempio il pacchetto sicurezza, il ddl sulle intercettazioni, l’equilibrio dei poteri.
A proposito di pacchetto sicurezza: il presidente Napolitano, firmandolo ma riservandogli tuttavia aspre critiche, ha agito, crediamo, nel giusto esercizio delle sue funzioni. E ha ragione, il Presidente, a dire che chi lo attacca con troppa facilità forse non conosce bene le regole del gioco. L’azione di Napolitano è stata efficace e deve servire di esempio; se si fosse rifiutato di apporre la sua firma, con ogni probabilità lo avrebbe dovuto firmare obtorto collo dopo, ma questa volta senza fiatare.
In questo modo, invece, si è riservato la possibilità di far sentire alta la sua voce, forte di quel ruolo che più di ogni altro gli compete, quello di essere una guida simbolica e morale. Ora sta all’opposizione, alle forze politiche e alla società civile raccogliere l’appello. Ma, insomma, sono questi i grandi problemi che ci troviamo di fronte, occorre ragionare sul modello di società che vogliamo e sulle alternative che vogliamo e possiamo proporre, non sui preservativi che il premier non usa.

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