domenica 13 settembre 2009

Il conformismo mascherato da libertà di spirito di Feltri e dei suoi lettori


Io non ci credo che Feltri scriva quello che scrive sotto ordine o consiglio di alcuno. Lo scrive perché quelle sono le sue idee, e perché sa che quelle idee riflettono con buona approssimazione la mentalità e la cultura politica di buona parte degli elettori di centrodestra. Feltri è maggioritario e vincente, lo è perfino nel lessico e nei luoghi comuni (il “compagno Fini”), e quasi ogni riga del suo Giornale raccoglie e rilancia gli umori degli italiani di governo (gli stessi che da sessant’anni, con brevi pause, vincono le elezioni, salvo raccontarsi la fola che sono i comunisti e i sindacati che comandano). Il capolavoro di Feltri (semantico e psicologico) è credere e far credere ai suoi lettori che questo linguaggio sia di fronda, sia “fuori dal coro”, sia di opposizione. Così che si possa rimanere conformisti, con tutti i comfort e le pigrizie del caso, però con un’aurea di coraggiosa libertà di spirito, della serie “a me non me la raccontano”. Però l’invito a “rientrare nei ranghi” (testuale) rivolto al compagno Fini tradisce, perfino con ingenuità, la vocazione governativa e filo gerarchica del nostro e dei suoi lettori. Ma sono troppo convinti, l’uno e gli altri, di essere fuori dal coro per farsene un problema.

Michele Serra su La Repubblica, 9/9/2009


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