lunedì 11 gennaio 2010

Ora chi raccoglie gli agrumi?

A Rosarno le autorità stanno facendo sgombrare i pochi immigrati rimasti, dopo la rivolta degli schiavi, come è stata definita, seguita all’aggressione a due immigrati a colpi di arma da fuoco, e la repressione.
Secondo il ministro dell’Interno, il leghista Roberto Maroni, i fatti di Rosarno sono la conseguenza di troppa tolleranza. E invece il problema centrale è il lavoro nero. A Rosarno, come in genere al sud e non solo al sud, l’economia agricola si regge sul lavoro degli immigrati, raccoglitori stagionali vessati, malpagati e comunque sempre in nero. Si tratta di persone che arrivano in Italia nella maggior parte dei casi in cerca di una vita onesta; che chiedono diritti, primo fra tutti il diritto a una vita dignitosa, in cambio del loro duro lavoro e invece quando arrivano in Italia lo Stato non c’è, c’è la Mafia, o le mafie, ad “accoglierli”; a sfruttarli; costretti ad abitare in abitazioni improvvisate e fatiscenti, sempre ai margini. Finché non si incazzano.
Leggo su Republica di una iniziativa organizzata per il primo marzo: un invito agli immigrati a scioperare, per far sentire per un giorno la mancanza del loro lavoro; che comuqnue a Rosarno già si sente già. Antonio Lupini, vice-presidente della locale associazione degli agricoltori, ha dichiarato al Corriere della Sera che 800 mila chilogrammi di agrumi sono rimasti a marcire sugli alberi: non c’è più nessuno a raccoglierli.

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