mercoledì 6 gennaio 2010

Una società che non rispetta le sue istituzioni è destinata a morire. Ecco.

è comparso a Basiglio, un piccolo comune dell’hinterland milanese. Il sindaco Marco Cirillo rivendica fieramente l’affissione come una propria iniziativa, qualcuno già suggerisce che il cavaliere intenda cavalcare la “propaganda del martirio” in vista delle prossime regionali. Non so, lo zelo dei servi compiacenti non richiede sempre e necessariamente direttive dall’alto.

Oltre a mostrare il volto insanguinato del premier, sul manifesto si può leggere: “E’ questo il paese che vogliamo? Una società che non rispetta le istituzioni è destinata a morire”. Questo sforzo propagandistico nascente, ma dai contorni molto chiari, in ogni caso non presagisce nulla di buono; molti sintomi mostrano che la retorica conciliante seguita all’attentato si sta rivelando, com’era prevedibile, semplice strategia di comunicazione: se le opposizioni faranno il loro lavoro, il cavaliere tornerà ad essere caimano, incolpandole di aver respinto il nobilissimo invito ad “abbassare i toni”.

La strategia è la solita, quella del ribaltamento, spudorato, per cui un eversore che non ha mai avuto alcun rispetto per le istituzioni e per chi le rappresenta, per gli avversari politici e nemmeno per gli elettori può presentarsi o essere presentato come difensore delle istituzioni.

L’iniziativa di Basiglio, anche considerata isolatamente, è figlia di questa concezione; e indipendentemente dal seguito che avrà è un sintomo, l’ennesimo, che non andrebbe sottovalutato. Isolata, forse, ma non per questo casuale.

Storicamente nulla di buono è venuto per la democrazia, tutte le volte che i distruttori delle istituzioni sono riusciti ad accreditarsi come garanti delle istituzioni.

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