giovedì 4 marzo 2010

Cinismo, illiberalità, errori ed orrori di un’italietta sempre più piccola

La commedia degli errori che ha portato alla mancata iscrizione, della liste del PdL alle regionali di Lazio e Lombardia, quindi alla riammissione, al momentoi della lista della Polverini, e quanto ne è seguito e, come è facile presumere, ancora ne seguirà, non fa che mostrare una volta in più fino a che punto si sia svilita la vita pubblica del Paese e quanto cinica e illiberale, maldestra e puerile nell’adirarsi quando il giocattolo non risponde ai propri voleri, sia la classe dirigente che lo governa, per non tacere della sempre scarsissima incisività di quello che dovrebbe essere il maggior partito d’opposizione, il PD.
Ultimo pasticcio e segno chiaro d’inettitudine alla fine di una lunga serie di scandali sempre impuniti, la mancata iscrizione è arrivata come logica conseguenza di un iter procedurale non perfezionato.
È un atto di inaudita violenza istituzionale quello di un governo che pur di trovare una soluzione “politica” alla questione, lascia capire di essere pronto, se necessario, a una decretazione che, di “urgenza” o meno, è in ogni caso ad hoc, suscitando il massimo allarme da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cui sforzo di restare super partes come richiesto dal suo ruolo appare sempre più encomiabile e al limite del sovrumano. A prescindere dagli esiti e dalle soluzioni, la reazione alle conseguenze di un errore tutto proprio la dice lunga su una maggioranza dai tratti sempre più illiberali. E che intanto trova il tempo per finire di polverizzare i diritti dei lavoratori.
Esistono un’infinità di modi diversi di vivere e quindi anche di fare politica, ma forse tutti si riducono ad essere varianti di due soli: si può vivere con almeno un briciolo di amore di verità, o amando solo il proprio tornaconto. La politica migliora la società quanto più viene fatta da uomini che hanno almeno un briciolo di amore di verità; la peggiora e la corrompe, quando ai posti di comando giungono uomini interessati unicamente al proprio tornaconto.
Mentre i sondaggi fuori-tema e buoni al più per il salotto di Vespa (quando il bavaglio ormai indifferenziato del padrone gli permetterà di riaprire) certificano che 1 italiano su 4 si vergogna dell’Italia (Ispo), varrebbe la pena di ricordare ancora che, mai come oggi, l’Italia è davvero spaccata in due; e che ci dovremmo vergognare tutti, non soltanto uno su quattro di questa italietta cinica, opportunista e illiberale mentre dell’altra Italia, che con questa nulla ha a che vedere – e che, a scanso di equivoci, non coincide certamente con il taglio geometrico di un falso bipolarismo – ridotta al silenzio e quiescente, apparentemente residuale, fatta di impegno civile, passione e conquiste liberali e democratiche, non abbiamo nulla di cui vergognarci, anzi. Ma la battaglia per far riemergere questo relitto è molto lunga e molto faticosa.

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