Pubblico di seguito alcuni materiali e documenti relativi al Convegno “una sinistra nuova, oltre gli antichi recinti”, organizzato da Alleanza Lib-Lab, e tenutosi a Napoli il 26-02-2010.
L’audiovideo del Convegno è integralmente disponibile su Radio Radicale: per accedere, cliccare sul seguente link: http://www.radioradicale.it/scheda/298314.
Il Convegno è stato disertato dai rappresentanti di SEL, con l’unica eccezione di Gianni Mattioli, che ha inviato un contributo scritto, peraltro critico, per più di un aspetto, sul processo che ha portato alla degenerazione del progetto originario di Sinistra e Libertà.
I documenti qui riportati consistono in:
1- Relazione introduttiva di Gim Cassano, presidente di Alleanza Lib-Lab.
2- Intervento scritto di Gianni Mattioli, della Segreteria Nazionale di SEL.
3- Comunicato-stampa emesso a chiusura del Convegno.
4- Commento a margine del convegno: “Un’occasione mancata” (Gim Cassano).
RELAZIONE INTRODUTTIVA (Gim Cassano)
Allleanza Lib-Lab ha voluto ed organizzato questo incontro, cui sono stati invitati (e vedremo ora chi ci sarà), i rappresentanti del Partito Socialista, della Federazione dei Verdi, e di Sinistra Ecologia e Libertà, oltre che delle Associazioni e movimenti politici che insieme a noi l’hanno proposta:
Azionismo repubblicano, Circolo
Organizzare un’ iniziativa simile nei giorni in cui si chiudono le liste per le prossime elezioni regionali, e nel momento in cui il progetto iniziale di Sinistra e Libertà non ha avuto lo sbocco che sarebbe stato auspicabile e, per esser espliciti (pur usando un eufemismo), i rapporti tra Partito Socialista e Sinistra Ecologia e Libertà non sono oggi i migliori, può apparire come un’operazione inutile o rischiosa. Al riguardo, non pochi amici avevano sollevato dubbi sull’utilità di una simile iniziativa proprio nel momento in cui l’attenzione del mondo politico sarebbe stata rivolta ad una campagna elettorale già nei fatti avviata, e nel momento in cui in molte Regioni le forze politiche che a suo tempo avevano dato vita a Sinistra e Libertà procedono separatamente.
Ma siamo convinti che vi sia bisogno di guardare in prospettiva, oltre l’orizzonte immediato della prossima campagna elettorale regionale. E siamo anche convinti che le intuizioni che erano state la premessa del progetto originario di Sinistra e Libertà mantengano inalterata la loro necessità, efficacia ed utilità.
Ad una condizione: quella di saper cogliere la carica innovativa che era insita in quel progetto, che non può chiudersi nella prospettiva limitata e rinunciataria di costruire l’ennesimo minipartito della storia della Sinistra Italiana, dal quale sarebbe difficile attendersi risultati diversi da quelli dei suoi predecessori.
In questo Paese, una grave situazione economica, che preesisteva alla crisi finanziaria del 2008-2009, si affianca all’evidente degrado della vita democratica ed al dilagare di una cultura di massa che propone quali modelli di comportamento la furbizia e l’insofferenza rispetto alle regole della convivenza civile. La destra che oggi è al governo dichiara apertamente la propria avversione ai principii di libertà, democrazia, equità, sui quali è stata scritta la nostra Costituzione e la propria visione di un sistema istituzionale fondato sul primato, privo di controlli, dell’Esecutivo. Le pur evidenti divisioni all’interno di questa destra si limitano al contrasto tra un sultano per il quale nessuna regola abbia a valere tranne quella del momentaneo tornaconto, ed un conservatore il quale, pur parlando di rispetto delle regole, pensa comunque ad un impianto ben diverso da quello che caratterizza in termini democratici ed aperti la nostra Costituzione.
Una volta che, non foss’altro che per ragioni d’età e per la sempre minor credibilità sulla scena interna ed internazionale, sarà avviato al tramonto il berlusconismo recitato dal cavaliere, resterà il berlusconismo come specchio della cultura diffusa e di massa di questo Paese. E, anche ammesso che una coalizione di tutte le forze che vi si oppongono riesca a conquistare una maggioranza parlamentare, non sarà opera da poco il riavviare il meccanismo inceppato della democrazia italiana, e riportare il Paese a standards europei di vita civile e di condizioni sociali ed economiche. Siamo ben dietro tutti i Paesi civili in tutti gli indicatori: da quelli della mobilità sociale e della distribuzione della ricchezza, a quelli della competitività dell’apparato produttivo, alla corruzione, all’efficienza del settore pubblico, alla libertà d’informazione, alla ricerca, alla tutela dei diritti degli individui nella loro veste di artefici di culture e stili di vita, di cittadini, di lavoratori, di consumatori, di portatori delle più elementari necessità per condurre un’esistenza dignitosa.
Consideriamo che le condizioni della democrazia italiana, lo stato comatoso dell’economia, il decadimento morale e culturale, l’oscurità e la confusione delle prospettive di uscita dalla crisi rendono sempre più evidente la necessità di costruire un soggetto politico nuovo nei comportamenti e nelle forme di organizzazione e di partecipazione, fortemente caratterizzato sul piano della libertà, della democrazia, dell’equità, della compatibilità ambientale, che per noi rappresentano la naturale premessa di un progetto di rinascita della sinistra.
Questo progetto non può chiudersi in visioni ideologizzate, né restringersi ed impoverirsi prescindendo dall’apporto del patrimonio di tradizioni, di idee e di culture del socialismo italiano, del liberalsocialismo, del liberalismo di sinistra, dell’azionismo; né, infine, ingabbiarsi in forme organizzative chiuse o leaderistiche. E neanche può stemperarsi nella melassa del PD.
Riteniamo quindi che il Paese, prima ancora degli interessi di singoli gruppi politici, richieda la presenza di una formazione di Sinistra che sappia rispondere in modo compiuto e coerente ad una crisi che non è solo economica, e che ha radici molto lontane. E che sappia avviare nel Paese battaglie per la difesa di una democrazia sempre più apertamente messa in discussione; per la tutela effettiva di diritti e libertà, sanciti in via di principio dalla nostra Costituzione, ma del tutto disattesi nella prassi politica ed amministrativa; per l’affermazione di quell’equità e coesione sociale senza le quali la crisi economica non può esser superata, ed una democrazia non può sussistere.
Questa capacità di risposta non arriva dal PD, né dalle altre formazioni di opposizione oggi presenti sulla scena politica, e richiede l’apporto di tutte quelle forze, gruppi ed individui che si rendono conto sia dell’inadeguatezza delle concezioni di una sinistra ideologizzata, che della povertà e labilità della prospettiva politica insita nei comportamenti e nelle cedevolezze del PD.
Il varo della lista europea di Sinistra e Libertà fu da noi definito come un passo sulla strada giusta: quella cioè di costruire in Italia una Sinistra moderna, aperta e plurale, capace di superare quelle visioni asfittiche e sclerotizzate, figlie delle nostalgie ideologiche, che hanno determinato la sconfitta della sinistra in Italia.
A nostro parere, facendo uno sforzo di razionalità empirica, occorre ritornare a quell’idea; il che non significa demolire quanto è stato realizzato con l’Assemblea di Roma del 19-20 dicembre; ma significa cercare e creare le condizioni per le quali tutte le espressioni del riformismo progressista italiano possano superare divisioni ed incomprensioni, ed avviare insieme la concertazione di quell’idea.
Si deve dare una risposta politica e culturale a quella parte del Paese, che altre volte è stata definita come “l’Italia che non ci sta”, considerando che:
· Se il momento attuale va visto come la crisi più grave che l’Italia repubblicana abbia mai attraversato, occorre riconoscere che il cavaliere rappresenta “un” problema di questo Paese, e non “il” problema: se è necessario promuovere l’alleanza, in una sorta di CNL, di tutti coloro che intendono seriamente opporsi alle politiche ed ai comportamenti di questa maggioranza, è anche necessario saper proporre al Paese una alternativa all’attuale stato di cose fondata su concezioni culturali e politiche “per”, e non solo “contro”.
· Su troppe questioni cruciali, le posizioni del PD sono esitanti ed incerte, e non ci riferiamo solo alla questione della laicità dello Stato e delle sue Istituzioni. Col PD, maggior partito del centro-sinistra, occorre sapersi confrontare ed aprire un dialogo. Ma, per restare alle questioni più recenti, non possono esser condivisi i comportamenti che hanno determinato una situazione di confusione e di scompiglio in Puglia, durata mesi; non può esser condiviso il salvataggio della Giunta Lombardo in Sicilia; non possono esser condivise le sempre affioranti tentazioni bipartitiche, peraltro smentite dai fatti e dal voto.
Occorre allora la presenza di una forza politica che sappia, con più determinazione e coerenza di quanto il PD non sappia o non voglia fare, indicare una credibile prospettiva ad un’opposizione in grado, domani, di esser maggioranza di governo.
Che, in particolare, si collochi su posizioni più chiare e compiute rispetto a quel partito sul piano della difesa dei diritti individuali e collettivi, sul piano della difesa della democrazia e delle sue regole, sul piano delle politiche ambientali, sul piano dell’individuazione di un possibile criterio di sviluppo per la società postindustriale, e su quello degli interventi atti a promuovere merito, mobilità sociale ed equità.
Che veda la necessità di un rapporto non conflittuale e non subordinato nei confronti del PD, con l’ obbiettivo strategico di riprendere l’iniziativa politica nei confronti di una destra che ha vinto la battaglia politica e culturale nel Paese più per demeriti ed incapacità altrui che per meriti propri. E, in definitiva, la presenza di una forza del genere sarebbe utile alla parte più avvertita dello stesso PD, che altrimenti si troverebbe ad avere Casini, Di Pietro, e Pannella come unici e poco affidabili interlocutori.
Gli elettori italiani, chiamati al voto europeo 9 mesi fa, hanno colto il senso di novità e le potenzialità del progetto di Sinistra e Libertà: nonostante le proibitive condizioni nelle quali si è svolta quella campagna elettorale, l’aver raccolto un milione di voti di opinione ha costituito un risultato non disprezzabile, al quale tutti hanno dato il loro contributo.
Per la prima volta in Italia, era avvenuto che tradizioni della sinistra, sino ad allora divise anche in modo conflittuale, convergessero su un progetto comune. Non è il caso, ora, di ripercorrere le tappe attraverso le quali le incomprensioni sono arrivate a mettere in crisi quel progetto. Ma riteniamo che la razionalità della politica e le esigenze del Paese, impongano a tutti coloro che vi avevano dato vita di riprendere un ragionamento comune.
Libertà, democrazia, equità, compatibilità ambientale, sono quattro parole nelle quali si possono condensare quattro secoli di progresso del pensiero politico, nel senso che ognuno di questi termini arricchisce e rende concreto quello che lo precede, sino alla consapevolezza che nessuno di questi può escludere gli altri. Il presupposto di una nuova sinistra sta qui: in queste quattro parole, guardando in avanti e non all’indietro, possono ritrovarsi tutte le tradizioni della sinistra italiana, e su queste può costruirsi una sinistra nuova e credibile, capace di dare al Paese una risposta alle sue emergenze, attenta all’individuo e capace di proporre la concezione di una società aperta e mobile.
* * * * * *
Oggi, il “come” si fa politica, il modo in cui le forze politiche si organizzano, assumono scelte, favoriscono o meno la partecipazione di iscritti e simpatizzanti, selezionano il personale, è altrettanto importante che i contenuti e le linee politiche che vengono portate avanti. Il considerare centrale la questione del corretto funzionamento di una democrazia partecipata richiede strumenti (le forze politiche) che per primi inizino a praticarla.
Un’idea nuova di sinistra non può prescindere dall’idea di forme organizzative nuove e tali da concretare nel “come si è” il cosa si voglia essere. Non è pensabile il proporre a cittadini stanchi e delusi dalla politica attuata da partiti che -nessuno escluso- non praticano al loro interno alcuna forma di partecipazione e di vita democratica, di difender la democrazia ricorrendo alla forma tradizionale del partito politico strutturato piramidalmente della sinistra italiana; o ricorrendo ad uno pseudo assemblearismo governato dai soliti e noti; o, peggio ancora, importando dalla destra di oggi i modelli leaderistici e carismatici del partito-persona.
Anche su questo piano è indispensabile saper proporre modelli di partecipazione individuale ed associata ad una società civile che si è profondamente trasformata, e la cui parte più vivace vede oggi la presenza di una moltitudine di Circoli, Associazioni, Comitati, Movimenti, che intervengono a formare un’opinione pubblica, ad individuare e portare avanti battaglie ed iniziative in maniera molto più efficace di quanto non facciano partiti politici e sindacati, e che sovente costituiscono gli unici canali di informazione, formazione culturale, e partecipazione alternativi a quelli del conformismo del duopolio destra-PD.
Su questo punto, se vi è la volontà di procedere, occorrerà riflettere: non è affatto detto che una Sinistra nuova non possa organizzarsi su forme miste di partecipazione, individuali e di soggetti collettivi, che vadano a costruire una forma federativa forte, e tale da preservare le peculiarità dei diversi soggetti che ne fanno parte, senza la pretesa di alcuna “reductio ad unum”, aperta alla base ed efficacemente strutturata ai livelli operativi. Sul mancato approfondimento di questi aspetti si è consumata per larga parte la separazione tra
Su tutti questi temi, a nostro parere, occorre riprendere a ragionare. Celebrate le elezioni regionali, riguardo alle quali occorre registrare, con rammarico, ed ancora una volta, quanto egoismi e particolarismi abbiano potuto influire nel far fallire intese che parevano già definite, si dovrà metter mano a ragionamenti ineludibili riguardanti il modo di costruire un’alternativa credibile all’attuale maggioranza. E, a quel punto, riteniamo che il riavviare una prospettiva comune tra tutti coloro che avevano dato vita a Sinistra e Libertà diventi una scelta resa obbligata dalla situazione del Paese: le alternative sarebbero solo quella di un rapporto subordinato ed incapace di proposta autonoma col PD, in definitiva inutile anche a quest’ultimo partito, e quella di una mini-sinistra arcobaleno.
Questo è il messaggio che intendiamo lanciare con questa iniziativa.
Ci auguriamo che venga raccolto, e ci riserviamo di valutare se, come e da chi viene raccolto.
Gim Cassano (21-02-2010)
CONTRIBUTO SCRITTO DI GIANNI MATTIOLI (membro della Segreteria Nazionale di SEL).
Caro Gim,
con molto rammarico non potrò esserci: un impegno inderogabile di università mi trattiene a Roma.
Mi pare che sia sempre più difficile vivere una vita che partecipi a diversi ambiti: chi vive in un solo recinto, lo trova importantissimo ed esclusivo. Così i miei colleghi dell’università, che ritengono ragionevole convocare riunioni con minimo preavviso, ma lo stesso fanno i miei compagni per la segreteria di SEL.
Vorrei comunque affidare a te qualche mia considerazione per questo incontro.
Innanzi tutto voglio comunicarti la mia condivisione e il mio apprezzamento per aver mantenuto questa data, invece di aspettare dopo le elezioni.
Cosa vogliamo fare di questo nostro progetto non dipende dal risultato delle Regionali. Siamo partiti, qualche anno fa, dalla osservazione della realtà di questa sinistra in questo paese. E abbiamo valutato, ognuno in cuor suo, che c’era bisogno di lavorare per ridarle vita, ma sapevamo anche che c’era bisogno di almeno due cose: c’era bisogno di idee e c’era bisogno di cambiare noi stessi.
Cose difficili dunque, da fare insieme a tanti altri, con cui guardare la realtà e pensare al cambiamento. Un percorso che non si può realizzare nella schermaglia usuale della cronaca politica, scandito dal piccolo spazio di una qualche ambizione personale.
Non volevamo questo, io credo.
Dunque le elezioni, quali che siano i risultati, non muteranno il divario tra l’obiettivo che ci ha spinto a metterci insieme e la valutazione di quanto impegnativo sia il percorso dinanzi a noi.
Vale la pena anzi di accompagnare le cose da fare - perché, beninteso, le elezioni vadano al meglio delle nostre possibilità -, con il non interrompere il lavoro di riflessione comune.
E proprio questo convegno sfiora un piccolo pezzo della nostra storia recente, nel quale non possiamo dire di essere stati all’altezza del grande progetto.
Ricomporre
Non fu un segnale di fiducia nell’impresa che si voleva costruire quello che dettero quei dirigenti socialisti che stabilirono accordi, già l’estate scorsa, con il Partito Democratico. Ma quando ci trovammo a Bagnoli questa vicenda la conoscevamo. Ci accordammo su un programma di lavoro per arrivare, dopo le elezioni, al congresso.
Ma i due mesi seguenti sono stati una vicenda non bella: si è detto che la base premeva, ma chi ha responsabilità politiche doveva saper parlare e spiegare ai suoi, sempre che non avesse cambiato idea, rispetto a Bagnoli, su quell’obiettivo di mettere, insieme alla sua, la cultura socialista.
Il seguito della vicenda lo sapete, compreso il tintinnio delle carte bollate, ma soprattutto l’immagine, che da più parti si è data, che in fondo non era poi così necessario stare insieme, che forse, separati, si possono cogliere al volo delle opportunità quando passano.
Dunque riflettere su quella vicenda è riflettere sulla politica, intesa come pratica di vita, non come pura costruzione di un po’ di potere – cosa peraltro necessaria: è ovvio, la democrazia è in definitiva costruzione di maggioranze. Ma quali maggioranze, con quali regole, con quali persone?
Le elezioni sono sempre un momento cruciale, in cui si confronta in ognuno di noi la spinta all’affermazione e la coerenza con le idee comuni. Vogliamo affrontarla una volta la questione? E’ proprio impossibile trovare delle regole da proporci e proporre perché i rapporti tra compagni abbiano uno spessore umano decente?
L’idea uscita da Bagnoli ha una sua forte originalità.
Guarda all’ecologia come contesto urgente nella realtà, ma anche come straordinaria opportunità per provare a misurarci le idee della sinistra: il lavoro e la solidarietà e l’educazione alla libertà.
Ecologia e sinistra : sbaglia tra i Verdi chi pensa che è bene che gli ecologisti prendano le distanze dalla sinistra: la spoliazione della natura chi la genera se non la spinta a possedere più degli altri, con regole truccate?
Ma non vedo anche tra di noi che ci sia un grande sforzo diffuso, a costruire con convinzione questa cultura. Nichi è uno che si è appassionato a questa sfida: vorrei che facesse scuola dentro SEL.
Anche la vicenda del referendum sul nucleare è stata gestita più con la preoccupazione dell’apparire: pazienza se tutte le associazioni ambientaliste e
Ora la questione dell’energia, come quella della riqualificazione urbana, o della ristrutturazione delle reti dei trasporti, o dell’agricoltura come sicurezza alimentare e difesa del suolo sono terreni per noi, ecologia e sinistra e libertà. Sono terreni in cui tutte queste nostre culture, queste che si ritrovano oggi qui a Napoli hanno cose da dire, esperienze da fare, su cui costruire i nostri circoli: non sedi in cui crescono caporali fedeli in attesa del loro turno, ma persone che parlano, criticano e, via, ogni tanto studiano. E si vive con coerenza, i trasporti si usano quelli pubblici, sul tetto si mettono i pannelli e alla casa gli si fa il cappotto termico. In città, al comune si propone una fiscalità con tasse di scopo e per gli anziani e i ragazzi si chiedono luoghi di incontro.
Mi sembra una prospettiva concretissima ma piena di valori, quelli grandi della Repubblica, della Costituzione.
Saluti cari a tutti.
Gianni Mattioli (25-02-2010)
Comunicato stampa a conclusione del Convegno.
Alleanza Lib-Lab e le associazioni ed i movimenti che hanno promosso il Convegno “UNA SINISTRA NUOVA OLTRE GLI ANTICHI RECINTI”,
- Confermano l’intenzione di contribuire a far emergere in Italia una sinistra moderna, laica e riformista, ispirata ai principii di libertà, democrazia, equità e sostenibilità ambientale, sinora assente dal nostro panorama politico.
- Prendono atto della mancata partecipazione dei rappresentanti di SEL all’odierno dibattito al quale erano stati invitati, ritenendo che questa assenza non può esser considerata come priva di significato.
- Stabiliscono di costituire un “Coordinamento Nazionale per la nuova Sinistra”, aperto a chiunque condivida queste posizioni, rivolto a concretizzare le idee che sono state il tema del convegno.
- Confermano la volontà di sviluppare un rapporto di collaborazione dialettica col PSI e con le altre forze di sinistra ed ambientaliste disponibili ad un confronto politico e programmatico per la costituzione di un soggetto politico in gradi di interloquire con il PD e le altre forze di centro-sinistra in vista di una credibile alternativa alle destre.
- Annunciano sin d’ora un ulteriore appuntamento politico da svolgersi all’indomani delle elezioni regionali.
Felice C. Besostri, Filippo Caria, PierPaolo Caserta, Gim Cassano, Franco Cassese, Nino Cavaliere,
Franco De Magistris, Domenico Di Giacomo, Vincenzo Esposito, Vittorio Esposito, Anna Falcone, Vincenzo Garraffa, Maurizio Giancola, Tommaso Lucia, Giancarlo Nobile, Giovanni Oranges, Claudio Pellecchia,
Pino A. Quartana, Giuseppe Sarno, Francesco Somaini, Leopoldo Sorrentino, Geppino Vetrano.
Napoli, 26 febbraio 2010
Un commento:
UN’ OCCASIONE MANCATA (Gim Cassano).
Se dal convegno ci si attendeva di verificare se ed in quale misura sussistano oggi le condizioni politico-culturali per poter riprendere in esame l’idea originaria di Sinistra e Libertà, la risposta è arrivata, ed anche molto chiara. Il disinteresse di SEL al riguardo è risultato evidente: la sua assenza da un incontro lungamente preparato (da oltre un mese era stata stabilita la data del 26 febbraio; il giorno 3 febbraio era stata proposta a SEL la bozza del programma, ricevendone l’adesione alla partecipazione da parte di autorevolissimi componenti della Segreteria, per poi arrivare al 25 febbraio sera, a 12 ore dall’inizio del convegno, ad esser messi a conoscenza del fatto che non sarebbe intervenuto in rappresentanza di SEL alcun membro della Segreteria Nazionale) può esser letta solo in un modo.
Cioè, oltre che come una grave manifestazione di indifferenza nei confronti di quelle aree culturali e politiche che avevano promosso l’iniziativa, soprattutto come la manifestazione del rifiuto di avviare una discussione sui temi, più che chiaramente espressi, del Convegno.
Ciò sottende, oltre che contenuti, anche metodi del concepire la politica che sono profondamente diversi dai nostri; e che sono in perfetta coerenza con quegli atteggiamenti chiusi e deduttivi che hanno concorso alla fuoriuscita, dapprima dei Verdi e poi del PSI, dal progetto di Sinistra e Libertà.
Di questo occorre prendere atto. SEL, così come, dopo l’Assemblea di Roma del 19 Dicembre, si sta configurando oggi, non è interessata ad una visione nuova della sinistra italiana. In Regioni nelle quali l’accordo con il PSI per liste comuni sembrava cosa fatta, questo è stato poi fatto naufragare per ragioni che poco hanno a che fare con la ragion politica, e molto con l’interesse di questo o di quello, senza alcuna giustificazione plausibile se non quella del tornaconto immediato. Dopo la meritata vittoria di Vendola nelle primarie di Puglia, è esplosa una vocazione al leaderismo che è del tutto estranea alla storia della sinistra, e che mutua alcuni aspetti delle forme politiche imposte dalla vittoria culturale della destra in questo Paese. Peraltro, il modo di concepire la forma-partito, rispecchia ancora le concezioni piramidali e chiuse delle tradizioni di una sinistra che non riesce a distaccarsi dal modello, in miniatura, del partito di massa, e che sono state la ragione prima del distacco dei Verdi e del PSI.
Il concetto, espresso a parole nell’Assemblea di Roma, di esser comunque interessati al rapporto coi socialisti e con gruppi minori quali Alleanza Lib-Lab, non ha trovato alcuna rispondenza nei fatti; si è interessati al rapporto individuale, ma non a quello politico con soggetti portatori di culture e tradizioni differenti: la concezione resta ancora quella del rapporto con l’intellettuale organico, o quella del riconoscimento di spazi marginali di appagamento personale riservati ai cosiddetti indipendenti di sinistra della tradizione del PCI.
Su queste basi, diventa impossibile costruire una sinistra nuova, che possa vedere il confronto e la collaborazione di tutte le anime della sinistra italiana che, così come non possono stemperarsi nel minestrone del PD, non possono neanche omologarsi in una sorta di mini Sinistra Arcobaleno.
C’è solo da augurarsi che qualcuno inizi a rendersi conto dell’errore compiuto nell’aver costantemente perseguito, da Bagnoli in poi, una strada che tendeva ad imporre aut-aut e condizioni palesemente impraticabili per una parte dei soggetti che avevano concorso a dar vita a SL, piuttosto che ad una visione aperta ed innovativa.
Di tutto questo, al di là delle frasi di circostanza, abbiamo avuto la conferma. Occorrerà allora che tutti coloro che ritengono utile al Paese la presenza di una Sinistra capace di innovazione e di ricostruzione culturale, inizino a dar corpo alla loro presenza, collegando tra loro Associazioni, circoli, movimenti politici, avviando una seria elaborazione in termini culturali, di contenuti, e di strategie sui punti-chiave della libertà, della democrazia, dell’equità e della compatibilità ambientale, ed avviando su questa prospettiva il confronto con tutte le forze politiche che possano esservi interessate. L’attenzione nei confronti del Partito Socialista è, a mio parere, essenziale: qualsiasi ragionamento che vada nella direzione che noi auspichiamo non può prescindere dal patrimonio di idee e tradizioni di quella sinistra razionalmente empirica e non massimalista, liberale e socialista, della quale il socialismo italiano è parte integrante.
Gim Cassano (02-03-2010)
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