giovedì 11 marzo 2010

Una commedia degli errori che danneggia le istituzioni democratiche italiane

Si occupa del pasticcio pre-elettorale The Huffington Post, uno dei blog più seguiti degli Stati Uniti, con un articolo a firma Iginio Gagliardone, che mi sembra presentare un’analisi molto lucida. Lo riporto di seguito, nella mia traduzione. (ppc)

A poche settimane dalle elezioni regionali italiane il Paese ha assistito a uno degli episodi più imbarazzanti e potenzialmente pericolosi nella sua storia politica. I giornali stranieri non hanno fatto delle critiche su questa storia, in parte per la sua complessità, ma ciò che è accaduto nei giorni scorsi è come se la regina del Regno Unito dovesse preoccuparsi di aggiustare la democrazia del Paese perché qualcuno era, letteralmente, fuori per pranzo.

Mentre si dispiegava la controversia, tutto sembrava uno scherzo. Nel Lazio, la regione intorno a Roma, il funzionario in carica per la registrazione di candidati del partito di Silvio Berlusconi per le imminenti elezioni non ha fatto in tempo perché era "a mangiare un panino" – [italiano nel testo] – come ha provato a giustificare. Poche ore dopo da Milano arrivava la notizia che anche lì il Popolo delle Libertà (PdL), il partito del primo ministro, era stato escluso, questa volta a causa di irregolarità relative alle firme necessarie per presentare la loro lista elettorale. Gli uomini di Berlusconi in un primo momento hanno reagito con ottimismo, proclamando che un’analisi più accurata avrebbe mostrato che le firma contestate erano valide. E in parte avevano ragione. Più tardi i giudici hanno ammesso che alcune delle firme erano valide, solo per indicare come irregolari molti altri che non erano stati individuate prima.

Inserito nel quadro generale questo episodio riflette una realtà più grave. I ritardi e le malefatte nel presentare le liste elettorali sono stati causati da divisioni all’interno del PdL e dalla necessità di rimpiazzare dei candidati all’ultimissimo minuto. I recenti scandali di corruzione intorno alla ricostruzione de L'Aquila a seguito di un terremoto mortale hanno danneggiato l’immagine del partito, costringendolo a promettere nomi "puliti" alle prossime elezioni. Quello che è più drammatico, i due eventi hanno creato le condizioni per attuare una delle più efficaci e problematiche strategie di Berlusconi: spendere la legittimità accumulata nelle istituzioni italiane per servire i propri interessi e quelli del suo partito. Ma questa volta doveva essere la massima istituzione italiana, la Presidenza, che a lungo era stata intoccabile, subire il colpo.

Poco dopo questi eventi, il quotidiano italiano Il Corriere della Sera ha riferito di un primo ministro furioso non semplicemente per quello che era accaduto, ma perché i suoi alleati non avevano reagito come si supponeva che facessero. "Avreste dovuto incolpare gli avversari e la magistratura usano ogni opportunità per danneggiarmi", così lo ha citato il quotidiano. In ogni caso, Questa volta l’evidenza era probabilmente già troppo chiara per ritenere responsabili delle sue sventure due dei bersagli abituali di Berlusconi, e sarebbe stato in ogni caso di poca utilità ottenere che il partito fosse nuovamente in corsa nelle regioni di Roma e Milano. E allora Berlusconi è andato così lontano da chiedere al Presidente, Giorgio Napolitano, di firmare un decreto che interpretava la legge elettorale in modo tale da permettere la riammissione delle liste per la competizione. Il 5 marzo il Presidente ha acconsentito ed è stato trascinato nella tempesta della politica italiana. Il leader del partito di sinistra Italia dei Valori ha chiesto l’impeachment di Napolitano. La gente ha iniziato a scrivere sui blog e sulle pagine di facebook "Non è il mio presidente", uno slogan abitualmente utilizzato per riferirsi a Berlusconi. Poiché si tratta dell’uomo che è il garante ultimo e il simbolo dell’intero Paese, questo porta la crisi politica italiana a un nuovo livello.

Questi eventi confermano che il partito di Burlusconi, il Popolo della Libertà ha preso una china discendente, toccando nuovi livelli di incompetenza. Il partito fondato e costruito intorno all’idea del “fare”, dell’agire in modo efficiente piuttosto che parlare semplicemente di politica, sembra aver perso la sua capacità di funzionare, di svolgere anche i compiti più basilari come registrare i suoi candidati. Il provvedimento che qualcuno ha chiamato ad paninum – per il sandwich – in analogia con le molte leggi ad personam – per la sua propria persona – che il governo Berlusconi ha emesso negli ultimi anni. Al contempo, il coinvolgimento del presidente Napolitano mostra che nella sua caduta Berlusconi sarà pronto a trascinare con se anche le più fondamentali istituzioni italiane.

Il 5 marzo, il giorno che il decreto è stato firmato, era anche il centesimo anniversario della nascita di uno dei più [wittiest] scrittori e giornalisti italiani, Ennio Flaiano. Nel 1956 Flaiano scrisse che "La situazione politica italiana è grave, ma non è seria". Le sue parole potrebbero non essere più vere oggi.”

(Igino Gagliardone, su The Huffington Post, 9 marzo 2010, trad. mia)

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