sabato 10 luglio 2010

I compari di Berlusconi (Berlusconi’s Cronies)


Se il primo ministro riuscirà in qualche maniera a far approvare rapidamente quella legge, i suoi disonesti compari—per non parlare di Cosa Nostra e delle altre mafie italiane—saranno certamente felici della notizia.

The Nation, settimanale americano tra i più autorevoli, dedica questa settimana un lungo articolo, firmato da Frederika Randall, al ddl intercettazioni; ne propongo di seguito, nella mia traduzione, i passaggi più importanti, sperando di poter offrire presto la traduzione integrale (ppc)

Per la gente de L’Aquila, la cosa peggiore non è stato il terremoto che ha colpito nella notte del 6 aprile dello scorso anno, uccidendo oltre 300 persone e distruggendo gran parte del centro cittadino. La cosa peggiore è stata apprendere che alle 4 del mattino della stessa fatidica notte due costruttori ben introdotti si stavano già fregando le mani con gioia per i lauti contratti per ricostruire la città, che prevedevano di ottenere dai loro amici nel governo. Ancora peggiore fu il giorno che Guido Bertolaso--white knight dell’autorità della protezione civile italiana, introdotto dal primo ministro Silvio Berlusconi per supervisionare la ricostruzione e i soccorsi — è stato menzionato fra un gruppo di funzionari governativi sospettati di prendere tangenti e uomini d’affari sospettati di incassare appalti non soltanto a L'Aquila ma anche in Toscana, Sardegna e ovunque venissero dichiarate "emergenze" – una mossa che significa che le regole dei normali appalti pubblici sono sospese. E appena ciò è successo, Berlusconi ha dichiarato "emergenze" a destra e a sinistra. Per rimuovere i rifiuti a Napoli, per costruire sontuosi impianti per il vertice del G-8 nell’estate nel 2009: ci sono state qualcosa come quarantanove di siffatte "emergenze" solo nel 2009.

(…) L’unità speciale dei carabinieri ha impiegato più di un anno per indagare su questi reati [il riferimento è agli scandali legati allo stesso Bertolaso, a Scajola, a Balducci e ad altri, menzionati nella parte non tradotta] e raccogliere le prove, molte delle quali basate sull’intercettazione di 400.000 conversazioni telefoniche tra un numero relativamente basso di persone. Fin ora solo poche di queste chiamate sono venute alla luce, ma i contenuti sono stati devastanti.

Nessuna sorpresa, allora, che Berlusconi si stia battendo per far passare una nuova, severa legge che limiterebbe drasticamente gli ordini di intercettazione (a un massimo di due mesi e mezzo) e imporrebbe multe salate a quei giornali che pubblichino trascrizioni e condanne per i giornalisti responsabili.

E così, con uno di quegli strain voltafaccia che accadono con Berlusconi, la sinistra si sorprende ora a chiedere maggior sorveglianza mentre gli uomini di Berlusconi battono sul sacro diritto degli italiani alla privacy. L’uomo è molto abile neòl ribaltare i dati. Recentemente ha dichiarato (è completamente falso) che 7,5 milioni d’italiani hanno il telefono sotto controllo. Il numero reale, secondo l’Associazione Nazionale dei Magistrati, non è superiore a 35.000—forse appena 25.000—e la maggior parte sono membri di organizzazioni criminali.

(…) Se il primo ministro riuscirà in qualche maniera a far approvare rapidamente quella legge, i suoi disonesti compari—per non parlare di Cosa Nostra e delle altre mafie italiane—saranno certamente felici della notizia.

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