venerdì 30 luglio 2010

L'ora della libertà


L'irruzione della legalità ha dunque fatto saltare per aria il Pdl, mettendo fine alla costruzione politica e mitologica del più grande partito italiano nella forma che avevamo fin qui conosciuto, come l'incontro tra due storie, due organizzazioni e due leader in un unico orizzonte che riassumeva in sé tutta la destra italiana, il suo passato, il suo futuro e l'eterno presente berlusconiano.

Tutto questo è andato in pezzi, perché la legalità è come una bomba nel mondo chiuso del Cavaliere, dove vigono piuttosto la protezione della setta, l'omertà del clan, il vincolo di servitù reciproca di chi conosce le colpe individuali e il destino comune di ricattabilità perpetua. Trasformando la legalità in politica, Fini ha scelto il terreno più proficuo per mettere psicologicamente e moralmente in minoranza la potenza del premier, dimostrando la solitudine dei numeri e la debolezza dei muscoli. In più, si è posizionato su un terreno elettoralmente e mediaticamente redditizio, dove può nascere una cultura di destra-centro che provi per la prima volta a parlare insieme di ordine e di regole, di moralità e di Costituzione.

(…)Sono queste due culture - una tutta prassi, imperio e comando, l'altra alla ricerca di uno spazio costituzionale, europeo e occidentale anche a destra - che non potevano più convivere. Disegnato il perimetro di una nuova destra-centro, Fini si è fermato ad aspettare l'inevitabile, che doveva accadere ed è accaduto. Preannunciato dal pestaggio mediatico sui giornali di famiglia e di altre famiglie asservite, un pestaggio con cui il Cavaliere annuncia sempre il suo arrivo in zona di guerra, ieri si è giunti di fatto all'espulsione, parola che non viene pronunciata nel documento del Pdl solo per un finto pudore di vocabolario, e perché ricorda troppo da vicino la pratica autoritaria del "centralismo democratico" comunista, che anche in Italia non tollerava il dissenso e cacciava i dissidenti.

(…) Indebolito nel presente, bloccato nel futuro, il premier vede andare in frantumi anche l'epopea eroica con cui racconta il suo passato. Ciò che viene meno dopo la rottura con Fini è infatti lo stesso mito fondativo, l'epica primordiale dell'uomo che con l'alito creatore dà vita alla destra, indicandole nello stesso tempo il frutto proibito del dissenso, mentre ammonisce terribile e paterno: "Non avrai altro dio all'infuori di me". Da oggi, il creatore del Pdl torna ad essere una creatura politica come le altre, mentre anche a destra comincia finalmente la stagione inedita del politeismo, che porterà per forza al rifiuto del vitello d'oro: è solo questione di tempo.

Ezio Mauro su La Repubblica di oggi




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