giovedì 9 dicembre 2010

Prime pagine "da collezione"

Questo blog si basa sull’idea, sintetizzata nel nome, che l’attualità, che la scrittura in Rete inevitabilmente privilegia, debba tuttavia essere inquadrata in una prospettiva più ampia (storica) per essere correttamente intesa.
(Poi, ovviamente, è un blog personale, capita anche che ci scrivo quello che mi passa per la testa).
Comunque, in quest’ottica, appare fuor di dubbio che rimarranno come documenti storici alcune pagine di quotidiani apparse in questi giorni, nelle quali si specchia il lato più illiberale e violento della maggioranza di governo espressa dal Pdl. Documenti storici in che senso? Quando si definisce un qualunque prodotto culturale un “documento storico” non si esprime un giudizio di valore; si afferma, piuttosto, che quel prodotto racconta efficacemente il suo tempo (per lo stesso motivo per cui, a titolo di esempio, i film dei Vanzina raccontano bene una certa Italia, pur essendo pessimi e anzi proprio perché pessimi).



Ecco, queste prime pagine è bene conservarle, ricordarle, fissarle nella memoria. Le immagini sono state prelevate dal sempre ottimo Nonleggerlo, che, a proposito della prima pagina della Padania, chiosa efficacemente:

(…) a loro non interessa se quel marocchino è innocente o colpevole, in questi casi pfuà, al garantismo, oramai poco importa, qualcosa avrà fatto comunque, pazienza se il quadro indiziario è praticamente crollato, ma che razza di giustizia è questa!, proprio ora che avevamo già pronti i cartelloni, proprio ora che c'andava così bene, per la campagna elettorale.



La campagna di Libero nei confronti dei “traditori” di Fli è a dir poco intimidatoria e riecheggia metodi che hanno segnato pagine molto buie della nostra storia. Ovvio, se interpellati direbbero: ma noi volevamo dire “puniti dal popolo”, “puniti dalle urne”, ma l’ambiguità non è casuale, è sull’ambiguità che si gioca per far passare un messaggi violento. E, a completare un trittico perfetto, si deve ricordare la raccolta firme de “Il Giornale” contro Roberto Saviano, uno scrittore che vive sotto scorta per aver denunciato la mafia. Questi giornali ci parlano dell’Italia di oggi.

Né deve essere sottovalutata, a corredo di tutto ciò, la litania degli “eletti dal popolo” e del presunto ribaltamento della volontà popolare, che mira a ridurre la democrazia al consenso. Questa concezione è populista, pericolosa, e in definitiva, nel modo in cui viene ossessivamente ripetuta, del tutto falsa: la democrazia non si riduce al consenso: perché un governo sia democratico non è sufficiente che sia stato democraticamente eletto, deve anche governare democraticamente.

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