Secondo Jeremy Bentham, l’individuo agisce in modo da massimizzare il proprio vantaggio personale; è il legislatore che deve mettergli degli argini, a tutela dell’interesse generale.Questa formulazione di Bentham non ha finalità prescrittive nei confronti del singolo. Non c’è ragione che l’individuo si limiti da sé, perchè cercando il massimo vantaggio personale egli agisce in modo conforme alla propria natura. Allora toccherà a chi ha il compito di fare le leggi di limitare questa naturale tendenza dell’individuo, solo nella misura in cui vada a discapito dell’eguale e simmetrico diritto degli altri individui.
Alla base di questa concezione c’è una visione realistica dell’uomo: ciascuno tende a prendersi tutta la torta. Il legislatore deve riportare l’intero dispositivo sociale verso una ripartizione più equa, facendo sì che a nessuno tocchi una fetta spropositata, perché allora a qualcun altro ne toccherebbe una troppo piccola.
Nelle democrazie rappresentative, in particolare, il potere legislativo compete al parlamento. Il quale, se accettiamo la concezione di Bentham, dovrebbe promulgare leggi che non permettano a un individuo o ad alcuni individui di accrescere a dismisura il proprio potere personale.
Il problema non è Berlusconi in sé, quanto la mancanza di adeguati meccanismi di compensazione, che dovrebbero impedire a un singolo individuo di utilizzare il parlamento per perseguire scopi personali. La situazione italiana mostra in modo eloquente che la democrazia può essere rivolta contro se stessa (e contro l’interesse comune).
(Fonte della foto: ildemocratico.blogspot.com)
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