lunedì 25 agosto 2008

Dissenso, estremismo e demagogia



La recente notizia di un ragazzo tolto alla tutela della madre perché tesserato di Rifondazione può essere utile per riflettere sul vasto mutamento intervenuto nel senso comune, che rappresenta probabilmente la conquista più duratura della neodestra.

La notizia è stata riportata dai giornali qualche giorno fa: un giudice del tribunale di Catania ha accolto come elemento di valutazione la prova della militanza del sedicenne, una fotocopia della tessera dei Giovani Comunisti prodotta dal padre per dimostrare che la madre non è in grado di occuparsi dell’educazione del ragazzo, il quale possedeva “la tessera d’iscrizione a un gruppo di estremisti”.
D’accordo che si tratta di un episodio e ad agire sono sempre persone, nella loro singolarità. Ma forse questo episodio non è scisso da un clima generale, e in questo caso può essere letto come un indicatore dello stato di salute dell’opinione pubblica nel nostro paese.
È qui che la neodestra ha vinto davvero: nell’essere riuscita a relegare il dissenso nel contenitore dell’estremismo. Un risultato senza dubbio straordinario, per una coalizione che deve poco meno del 10% dei suoi consensi a un partito, come la Lega Nord, che a questo punto non si sa più bene come definire. Estremista, in realtà, sarebbe una definizione abbastanza appropriata. Connotato da chiare tinte xenofobe, altrettanto.
Il risultato, simmetrico, all’aver confinato il dissenso (e non certamente solo il comunismo) nell’angolo dell’estremismo è l’aver ricondotto espressioni come quelle rappresentate dalla Lega o dalla destra sociale nell’alveo del moderatismo. E altrettanto moderato può apparire ai più un governo che vara leggi per il suo premier, che cerca di mettere il bavaglio a giornalisti e magistratura, che manda l’esercito per le strade, che adotta politiche sull’immigrazione che allarmano mezza Europa. Quando l’estremismo viene normalizzato, il dissenso diventa estremismo.

E invece il dissenso è un ingrediente indispensabile di una democrazia sana e vitale. Soltanto la disponibilità e la possibilità di esprimere opinioni diverse può alimentare la vita democratica senza paralizzarla e senza scavare un fossato tra la politica e il cittadino. Quando viene instaurata una sinonimia tra dissenso ed estremismo, si può essere certi che l’asse della vita politica e sociale si è spostato drasticamente dalla democrazia alla demagogia.

(fonte della foto:ziubustianu.blog.kataweb.it)

2 commenti:

Maybefaby ha detto...

Sempe lucido nella tua capacità di analizzare il quotidiano.

Le parole cambiano la percezione della realtà. E' il canale che si utilizza per trasmettere l'informazione che fa informazione.
La televisione ad esempio si porta appresso una dote di fiducia che non ha nessun fondamento. Internet invece è rappresentata come la turca dell'autogrill, come se la compresenza fosse necessariamente causa di disinformazione o mancata attendibilità.
Meglio un messaggio unico ed univoco, meglio il re, perchè c'è più identità a sentirsi tutti sudditi che a sentirsi uno per uno cittadini-Stato.
L'assenza totale della capacità di discernere il reale caratterizza sempre di più il medio italiano, divoratore di penny press da metropolitana e di quel kebab che lo fa sentire meno razzista di quanto atavicamente sia.
Come un maiale nel fango, il medio italiano mangia di tutto, ingrassa felice, si rotola contento nella sua merda. Poi capita che il maiale, cresciuto paffuto e arrogante, incontri altri maiali come lui, ma con la coda giusto un po' più riccioluta. E capita che questi altri maiali taglino le palle ai primi, in modo da intenerirne le carni.
I castrati, razza tricolore molto apprezzata, muoiono soli e delusi dal quel sistema che hanno alimentato e che continuano a tenere in vita dicendo che la colpa non è mai loro.
Perchè?
"Perchè fa tutto schifo". Almeno così dicono, tra un grunito e l'altro.

Ribellula ha detto...

;-)
Sono sei mesi che campo senza televisione e non mi manca per niente. Poi, però, quando capito a Roma a casa di amici mi bombardo di Sky anch'io esponendomi consapevolemente a una dose massiccia di messaggi univoci - avendo solo cura di scegliere programmi decenti - come un bambino che ha il giocattolo nuovo.

Ma a parte questa futile digressione personale ... che vuoi, noi abbiamo in comune un interesse dovuto a predisposizione personale, molto prima che alla formazione, per la comunicazione, direi per la semiologia, che già una trentina d'anni fa Pasolini invitava a considerare con maggiore attenzione. Cosa è cambiato? In quanti siamo? Non lo so, non voglio dire pochissimi... ma sicuramente non la maggioranza. E la democrazia si basa sul criterio maggioritario... Qualche "maiale dalla coda un pò più riccioluta degli altri" ne ha tratto le conseguenze rigorose. Ogni forma di governo ha le sue possibili degenerazioni. Se ne era accorto benissimo già Platone.