Alle proverbiali gaffes del nostro presidente del Consiglio siamo ormai tristemente abituati, al punto che si potrebbe redigere un voluminoso stupidario. Abbiamo altri quattro anni per aggiornarlo e, verosimilmente, ampliarlo a dismisura.
L’ultima, rivolta all’indirizzo di Barack Obama (“il nuovo presidente americano è giovane, bello e abbronzato”), è a dir poco di pessimo gusto.
Ma sarebbe ingenuo attribuire gli scivoloni del Cavaliere a semplice inavvedutezza, a un gusto seppur discutibile per la battuta. Anche se fosse così, sarebbe già imperdonabile per un uomo di Stato. Ma è chiaro che c’è di più.
Le sortite lessicali di Berlusconi, che sulla retorica ha costruito le sue fortune, nascondono sempre almeno un umore, spesso anche un’intenzione.
Nel caso del neoletto presidente americano il tentativo è quello di farlo passare per un dilettante della politica, enfatizzandone l’inesperienza. Lo mostra il fatto che Berlusconi abbia pensato di potergli offrire i suoi validi consigli. Le due affermazioni, la gaffe irriverente e la disponibilità a impartire saggi suggerimenti di buona politica (e meno male che Obama li rispedirà al mittente), sono evidentemente convergenti. È la linea berlusconiana. È il modo in cui il nostro presidente del Consiglio interpreta e legge un cambiamento di portata epocale, dal quale le lezioni, a volerne trarre, sarebbero davvero tante. Tutte per noi.
È chiaro. Obama, attento com’è allo stato di diritto, non può non impensierire chi ha dedicato la sua vita a costruire lo stato del privilegio. Non una semplice gaffe, dunque, ma un tentativo di intimidazione, di sminuire il valore dell’uomo del cambiamento, ignorando volutamente la forza della sua visione e cercando di giocare sull’età del presidente americano entrante, 47enne.
Sull’inesperienza hanno giocato anche i repubblicani per tutta la campagna elettorale, dove i colpi bassi, da una parte e dall’altra, non sono stati pochi. Ma hanno perso, e John McCain si è affrettato a congratularsi con il suo avversario. Non solo: ha pronunciato, dopo la sconfitta, un discorso bello quanto quello di Obama. Questione di fair play.
Oltreoceano, buon per loro, hanno altro a cui pensare, mentre le affermazioni di Berlusconi sono più difficili da digerire per noi, che purtroppo non possiamo far finta di non conoscerlo.
Sarà appena il caso di notare che questo episodio, non meno delle scelte e dell’orientamento complessivo del governo, lasciano presagire una politica estera che riserva all’Italia un ruolo del tutto marginale. L’Italia di Berlusconi è poco simpatica all’Europa che conta e il Cavaliere ha pensato bene di porsi alla guida dell’Europa che vuole contare. E che pur di farlo è pronta a bruciare carbone.
Quanto ai rapporti con gli Stati Uniti, le conseguenze dell’ennesima gaffe berlusconiana, al di là degli umori che rivela, non andranno nemmeno sopravvalutate. Obama ha altro a cui pensare e sa che i problemi in politica estera, vero banco di prova della sua presidenza, saranno enormi. Berlusconi non è di certo in cima alle priorità. Obama deve ricostruire l’America. Non è in suo potere occuparsi di chi sta affossando l’Italia.
su Aprileonline del 07/11/2008
1 commento:
CAMPANIA: QUI DI OBAMA NEANCHE L'OMBRA
ne parlo nel mio blog
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