Due sentenze dal volto davvero diverso. Una, quella che, di fatto, autorizza la sospensione dei trattamenti per Eluana Englaro, è una vittoria dello Stato di diritto; l’altra, quella che lascia impuniti i vertici della polizia per la “notte cilena” della Diaz, punendo con pene oltremodo lievi soltanto alcuni tra gli esecutori materiali del pestaggio indiscriminato, è per lo Stato di diritto un colpo mortale. Una cambiale in bianco all’uso arbitrario della forza, che deve preoccupare ancor di più alla luce del riaffacciarsi delle logiche più fosche e reazionarie degli scontri di piazza che abbiamo visto in occasione dei fatti di Piazza Navona. Un esito, quello del processo sulla Diaz, che è anche lo sbocco naturale di tutto l’iter e la moltitudine dei filoni d’indagine seguiti ai fatti di Genova 2001. Fondamentalmente, si è detto, un esito atteso: lo Stato non può condannare se stesso.
(…) E poiché, data la debolezza umana, propensa ad impossessarsi del potere, le stesse persone, che hanno il potere di far leggi, possono essere fortemente tentate di avere fra le mani anche il potere di eseguirle, sì da dispensarsi dall’obbedienza delle leggi che si fanno e accomodare la legge, sia nel farla che nell’eseguirla, al proprio vantaggio privato, e così da giungere ad avere un potere distinto dagli mentre della comunità, contrario al fine della comunità e del governo, perciò, dunque, nelle società politiche ben ordinate, in cui si ha il dovuto riguardo al bene della totalità, il potere legislativo è posto nelle mani di diverse persone, le quali (…) hanno di per sé o congiuntamente con altre persone il potere di far leggi, e quando le abbaino fatte e si siano di nuovo separate, sono soggette alle leggi che esse stesse hanno fatto, il che è un nuovo e stretto impegno ad aver cura e a farle per il bene pubblico.
(John Locke, II Trattato sul Governo, 1690).
E pensare che Locke è stato il campione dello stato liberale che, rispetto a quello democratico, stabilisce una piattaforma di diritti “minimi”! Diritti che una democrazia dovrebbe ricomprendere ed estendere a tutti. Proprio per questo lo stato liberale è, nella logica di ogni autoritarismo, l’ultimo baluardo da abbattere. In Italia da anni si marcia a passi spediti verso lo Stato del privilegio e dell’impunità (e una buona parte dell’opinione pubblica continua a non accorgersene). Poco democratico? Certo, ma se è per questo è persino poco “liberale”.
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