lunedì 20 aprile 2009

Ahmadinejad fa comodo a tutti

Il vertice dell’Onu sul razzismo in corso a Ginevra, ribattezzato Durban II, è stato un fiasco annunciato dopo le polemiche della vigilia e si è trasformato in un pulpito dal quale il presidente iraniano Ahmadinejad ha violentemente attaccato Israele. Risultato: la conferenza è stata abbandonata anche da quelle democrazie che avevano deciso di prendervi parte, con la sola eccezione significativa dell’Inghilterra. E del Vaticano.

Molti quotidiani italiani, ma anche all’estero, si affrettano a scrivere che gli attacchi del dittatore Ahmadinejad. nei confronti di Israele non sono accettabili e che la conferenza andava boicottata. Questo è del tutto condivisibile, ma è solo la metà della verità. L’altra metà è che Ahmadinejad fa comodo a tutti. O, considerando la grana per Obama che gli tendeva una mano, fa comodo almeno a molti. Fa comodo a chi, nella comunità internazionale, non ha intenzione di richiamare Israele alle proprie responsabilità chiedendogli di rendere conto delle proprie azioni e in particolare della recente carneficina di Gaza. È un grave errore e un atto di viltà delle democrazie lasciare che Israele venga criticato solo al di fuori della democrazia: il risultato è che, molto semplicemente, Israele non può essere criticato. E non viene, di fatto, criticato, nemmeno per il suo aperto disprezzo nei confronti delle convenzioni internazionali. Diciamo, naturalmente, Israele, e cioè lo Stato di Israele, le forze armate israeliane. L’offensiva di tre settimane a Gaza è stata una carneficina. Sono stati uccisi circa 1400 palestinesi, in larga parte civili, di cui molti bambini. Ma questo quasi non si può dire: è antisemita. Sono emerse ampie testimonianze che i vertici militari abbiano dato disposizioni precise di non distinguere tra civili e militanti di Hamas. Sono emerse evidenze che l’esercito israeliano abbia usato munizioni al fosforo bianco, con buona pace delle norme internazionali che ne vietano l’uso in teatri di guerra dove ci siano civili. I palestinesi (e diciamo i palestinesi, e non Hamas, e cioè i civili, uomini, donne, anziani e bambini) sono stati massacrati mentre erano murati nella Striscia. Questa è un’altra delle cose che non si dice mai abbastanza: a differenza di uno scenario di guerra “normale” i palestinesi non hanno avuto nemmeno la possibilità di scappare. Lo sa bene chiunque abbia studiato la geografia del muro eretto da Israele, che si insinua nelle comunità palestinesi tagliando l’accesso all’acqua e si configura apertamente come un atto di controllo. Ma dire tutto questo non si può: è antisemita. La recente offensiva di Gaza non è stato un episodio occasionale, ma l’ennesimo capitolo di un genocidio. Ma questo non lo si può dire. Forse le verità è antisemita?

Contro queste argomentazioni, fondate su nient’altro che sull’evidenza, si chiama puntualmente in causa il diritto di Israele a difendersi. Questo diritto deve essere indubbio, e in proposito non si deve mai dimenticare che lo statuto di Hamas prevede, non diversamente dal delirio di Ahmadinejad, la distruzione dello Stato di Israele. Ma la questione che andrebbe sollevata con forza, e che nessuno vuole sollevare, è se in nome del diritto all’autodifesa Israele abbia il diritto di continuare a perpetrare un genocidio. La risponda chiaramente, dovrebbe essere negativa e quindi, per eludere la domanda, si nega l’esistenza di un genocidio palestinese.

L’Onu ha fatto malissimo a convocare una conferenza su simili basi, contribuendo a seminare odio. Durban II non era la sede idonea per criticare Israele. È evidente: questa sede dovrebbe essere una conferenza sul Medio Oriente. Ma quando questa conferenza è stata convocata, il mese scorso a Sharm Al-Sheik, nessuno si è sognato di criticare Israele. Perché Israele non si critica e basta. E il modo migliore per assicurasi che questo non venga fatto è lasciarlo fare al dittatore Ahmadinejad.

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