Le richieste di asilo degli immigrati devono essere esaminate nei Paesi di origine per evitare che chi viene in Italia sia confinato nei Cie (campi di identificazione ed espulsione, gli ex Cpt) che sembrano "campi di concentramento".
Parola del Presidente del Consiglio. Che, senza alcun ritegno, aggiunge:
Credo che sia molto più semplice esaminare nel luogo di partenza le loro situazioni, altrimenti vengono qui, vanno in un campo che, non vorrei dirlo, ma assomiglia molto a un campo di concentramento, quindi credo che sia una pratica che dobbiamo continuare a fare.
Molto meglio, insomma, rispedire i potenziali richiedenti asilo nella Libia dell’amico Gheddafi, dove vengono messi in strutture che non assomigliano a dei campi di concentramento: lo sono.
L’ipocrisia, la faccia tosta e il cinismo superano ogni limite. Bisogna ricordare che in un primo momento il cavaliere aveva dichiarato che la politica dei respingimenti non avrebbe impedito che sarebbero state esaminate soltanto le richieste di chi ha effettivamente i requisiti per ottenere l’asilo politico.
Ma qualcuno, per esempio il liberale Fini (mentre molti a sinistra sonnecchiavano) deve avergli fatto notare la spropositata falla logica della sua argomentazione: in che modo, di grazia, il cavaliere riterrebbe possibile accogliere chi ha effettivamente i requisiti per chiedere asilo, se le imbarcazioni con a bordo i potenziali migranti (tra i quali ci sono i potenziali richiedenti asilo) vengono rispedite indietro senza potere toccare terra?
Allora il cavaliere ha corretto il tiro: le istanze vanno esaminate nei Paesi d’origine. Ma anche così, in mancanza di ulteriori spiegazioni - per esempio sulla necessaria concretazione internazionale che una simile soluzione richiderebbe - la cosa non èchiara. I Paesi d'origin sono proprio quelli dai quali i potenziali richiedenti asilo scappano perché sono perseguitati! Pensare che le loro richieste di asilo vengano esaminati nei Paesi d’origine, in molti casi, equivarrebbe in pratica a consegnarsi ai propri carnefici.
La senzaione è che il cavaliere sragioni, lasciando ad altri il compito di metterci una pezza.
Mentre il cavaliere continua ad alternare bugie a sciocchezze, l’opinione pubblica, o buona parte riceverà in pasto questa ennesima idiozia e ne discuterà, complici i media, come se fosse un’opinione come un’altra da prendere in considerazione. Il gioco è ormai così perverso che non si capisce se sia fuori di senno il cavaliere o se lo sia una parte consistente degli italiani.
Il cavaliere, da parte sua, aggiunge anche una nota di compassionevole e ipocrita interessamento: i cie, assomigliano a “dei campi di concentramento”. Proprio così, gli stessi nei quali la sua maggioranza di governo si sta sforzando di prolungare i tempi di reclusione, ma per quanto siano dei posti orrendi non reggono il confronto con i campi di concentramento libici dove vengono rispediti.
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