mercoledì 10 giugno 2009

L'odio nel cuore del governo italiano

“La vera leadership del governo italiano è oggi nelle mani della Lega Nord”, cioè un partito “xenofobo e federalista”. É quanto scrive oggi Roberto Mancini su The Guardian, in un articolo per l'edizione online intitolato “L’odio nel cuore del governo italiano”. “Le elezioni del 7 giugno”, commenta l’autore, “non erano, in Italia come ovunque, soltanto europee, ma anche provinciali e comunali”; ed è proprio in queste ultime che la Lega ha fatto il pieno.

Mancini usa toni forti, ma niente affatto fuori luogo. Ecco un il passaggio saliente dell’articolo:

Il Carroccio - scrive Mancini - è anche un orizzonte mentale: soltanto chi vive nelle città-stato, i tuoi concittadini, sono meritevoli di fiducia e rispetto,e sono riconosciuti come membri della stessa comunità, perché parlano il tuo stesso dialetto. Nell’opinione della Lega le organizzazioni internazionali,come le Nazioni Unite o l’Unione Europea, sono considerate alla stregua di avversari invadenti
A parte il valore fscista del "sangue e patria”, il linguaggio è diventato il vero termine di paragone per distinguere i nemici dagli amici: in alcune città governate dalla Lega si stanno già sperimentando, con le scuole, corsi per insegnare ai bambini il dialetto Lombardo o veneto.

Non è sorprendente che con un retroterra culturale come questo, degno del Ku Klux Klan, il governo abbia appena approvato una nuova legge che rende un crimine l’ingresso o la permanenza clandestina in Italia. L’attuale ministro degli Interni il leghista Roberto Maroni, ha affidato al governo libico il compito di identificare, tra gli immigrati ai quali è è stato rifiutato di sbarcare sulle nostre coste, quelli che godono dei requisiti per chiedere asilo politico in Italia. È un po’ come chiedere al Conte Dracula di gestire la banca del sangue

Una seconda componente dell’ideologia della Lega Nord, il federalismo, è da poco diventata una legge di Stato.Garantisce alle regioni poteri spropositati e rappresenta un tentativo irresponsabile di fare a pezzi la già debole e precaria unità nazionale.
Ogni presidente di una regione del nord, presumibilmente, si percepirà come un piccolo Alberto da Giussano [il condottiero che sconfisse l’imperatore Federico Barbarossa, ritratto sul logo del Carroccio] – che lotta contro la presunta tirannia del governo centrale di Roma.

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