É vero che il governo italiano ha pagato tangenti ai talebani per evitare che le nostre truppe subissero attentati? E, se questo è vero, è così illogico pensare che la recente tragica morte di sei militari italiani in Afghanistan, come anche altre perdite che abbiamo subito in quella guerra infinita, potrebbe essere dovuta alla prevedibile inaffidabilità di un simile accordo? Oppure siamo di fronte alle solite accuse orchestrate dai nemici personali del cavaliere, pronti a propagandare qualsiasi falsità pur di gettare discredito sulla reputazione altrimenti cristallina del più grande premier che l’Italia abbia avuto da centocinquant’anni a questa parte?
In ogni caso, il cuore della questione è che quando accuse di questo tipo diventano di dominio pubblico, fondate o meno che siano, un governo serio dovrebbe risponderne in Parlamento.
Secondo il Times, il quotidiano britannico che ha lanciato l’accusa, il governo americano avrebbe “riconosciuto ieri per la prima volta che il pagamento di tangenti ai talebani da parte delle forze italiane in Afghanistan è stato discusso lo scorso anno da funzionari americani e dalle loro controparti italiane”: è quanto scrive l’inviato da Washington Tim Reid in un articolo pubblicato sabato. Nell’articolo si legge inoltre che secondo le dichiarazioni di alcuni funzionari della Nato le lamentele avrebbero preso la forma di una vera e propria rimostranza diplomatica in occasione della visita americana a Roma dello scorso anno. Riferisce inoltre il Times che due giorni dopo la denuncia dello stesso giornale una conferma delle tangenti sarebbe provenuta anche da un comandante talebano e due importanti funzionari afgani, i quali avrebbero anche dichiarato che “le forze italiane hanno preso accordi per evitare attacchi alle loro truppe”.
L’articolo ricorda inoltre la reazione stizzita del governo italiano, per voce del ministro della Difesa Ignazio La Russa, che avrebbe definito le accuse “spazzatura”; eppure, le voci sulle tangenti italiane hanno circolato negli ambienti diplomatici internazionali; il Times ha raccolto la testimonianza di Bruce Riedel, che ha avuto una parte importante nel ripensamento della politica sull’Afghanistan da parte del presidente Obama, anche se attualmente non ha più un ruolo all’interno dell’Amministrazione. Secondo quanto Riedel ha dichiarato al Times, avrebbe “sentito accuse circa i pagamenti italiani nell’ultima settimana di settembre durante un viaggio a Parigi. Un uomo d’affari in stretti rapporti con il governo francese gli avrebbe detto che gli italiani stavano pagando i talebani, ma hanno dimenticato di avvertire i francesi”.
Questa dimenticanza potrebbe per altro essere stata all’origine della morte di dieci soldati francesi per mano di un ampio contingente talebano a Sarobi, a est di Kabul. Le forze francesi erano infatti subentrate a quelle italiane, ma non erano state informate dei pagamenti segreti degli italiani ai comandanti locali per fermare gli attacchi alle loro forze, sottovalutando dunque il livello di rischio.
Riporto di seguito l'articolo nella mia traduzione (ppc)
In ogni caso, il cuore della questione è che quando accuse di questo tipo diventano di dominio pubblico, fondate o meno che siano, un governo serio dovrebbe risponderne in Parlamento.
Secondo il Times, il quotidiano britannico che ha lanciato l’accusa, il governo americano avrebbe “riconosciuto ieri per la prima volta che il pagamento di tangenti ai talebani da parte delle forze italiane in Afghanistan è stato discusso lo scorso anno da funzionari americani e dalle loro controparti italiane”: è quanto scrive l’inviato da Washington Tim Reid in un articolo pubblicato sabato. Nell’articolo si legge inoltre che secondo le dichiarazioni di alcuni funzionari della Nato le lamentele avrebbero preso la forma di una vera e propria rimostranza diplomatica in occasione della visita americana a Roma dello scorso anno. Riferisce inoltre il Times che due giorni dopo la denuncia dello stesso giornale una conferma delle tangenti sarebbe provenuta anche da un comandante talebano e due importanti funzionari afgani, i quali avrebbero anche dichiarato che “le forze italiane hanno preso accordi per evitare attacchi alle loro truppe”.
L’articolo ricorda inoltre la reazione stizzita del governo italiano, per voce del ministro della Difesa Ignazio La Russa, che avrebbe definito le accuse “spazzatura”; eppure, le voci sulle tangenti italiane hanno circolato negli ambienti diplomatici internazionali; il Times ha raccolto la testimonianza di Bruce Riedel, che ha avuto una parte importante nel ripensamento della politica sull’Afghanistan da parte del presidente Obama, anche se attualmente non ha più un ruolo all’interno dell’Amministrazione. Secondo quanto Riedel ha dichiarato al Times, avrebbe “sentito accuse circa i pagamenti italiani nell’ultima settimana di settembre durante un viaggio a Parigi. Un uomo d’affari in stretti rapporti con il governo francese gli avrebbe detto che gli italiani stavano pagando i talebani, ma hanno dimenticato di avvertire i francesi”.
Questa dimenticanza potrebbe per altro essere stata all’origine della morte di dieci soldati francesi per mano di un ampio contingente talebano a Sarobi, a est di Kabul. Le forze francesi erano infatti subentrate a quelle italiane, ma non erano state informate dei pagamenti segreti degli italiani ai comandanti locali per fermare gli attacchi alle loro forze, sottovalutando dunque il livello di rischio.
Riporto di seguito l'articolo nella mia traduzione (ppc)
Gli americani ammettono di aver incalzato gli italiani sulle tangenti ai talebani
Tim Reid su The Times, 17/10/2009
Due giorni dopo la rivelazione del Times che le autorità italiane avrebbero pagato le tangenti, un importante funzionario americano ha confermato che “la questione [dei pagamenti] è stata sollevata con gli italiani”.
Il funzionario non avrebbe né confermato né negato che le rimostranze nei confronti del governo di Silvio Berlusconi sarebbero avvenute nella forma di una protesta diplomatica, ma alcuni funzionari della Nato hanno dichiarato al Times che una lamentela di questa natura è stata fatta dagli americani a Roma lo scorso anno.
Il pagamento della tangenti italiane nell’agosto del 2008 dopo la morte di dieci soldati francesi per mano di un ampio contingente talebano a Sarobi, a est di Kabul. Le forzi francesi erano subentrate a quelle italiane, ma non erano al corrente dei pagamenti segreti degli italiani ai comandanti locali per fermare gli attacchi alle loro forze e hanno dunque sottovalutato il livello di rischio.
Il giorno dopo la denuncia del Times, un comandante talebano e due importanti funzionari afgani hanno anche detto che le forze italiane hanno preso accordi per evitare attacchi alle loro truppe.
Bruce Riedel, che quest’anno ha guidato il ripensamento della politica sull’Afghanistan da parte del presidente Obama e non è più all’interno dell’Amministrazione, ha dichiarato al Times di aver sentito accuse circa i pagamenti italiani nell’ultima settimana di settembre durante un viaggio a Parigi. Un uomo d’affari in stretti rapporti con il governo francese gli avrebbe detto che gli italiani stavano pagando i talebani “ma hanno dimenticato di avvertirci [i francesi]”, ha dichiarato Riedel.
Roma ha respinto la denuncia con irritazione. “Il governo Berlusconi non ha mai autorizzato né ha permesso alcuna forma di pagamento nei confronti di membri degli insorti talebani,” afferma una nota dell’ufficio del primo ministro italiano.
Ignazio La Russa, il ministro della Difesa italiano, ha insistito che le accuse sono assolutamente “spazzatura”. L’opposizione francese, in ogni caso, ha chiesto con urgenza una spiegazione al Parlamento, descrivendo i dettagli come “molto seri”.
Ieri Hervé Morin, il ministro della Difesa francese, ha dichiarato che l’idea che un esercito possa pagare gli insorti talebani per non attaccarli violerebbe la dottrina militare consolidata. Ha aggiunto: “Non ho motivo di mettere in dubbio le parole del governo italiano.”
Anche il Canada è stato costretto a smentire denunce secondo le quali i suoi soldati avrebbero pagato il nemico in Afghanistan per mantenere la pace. Un dispaccio straniero citava una fonte dell’esercito afghano secondo il quale i soldati canadesi nella provincia di Kandahar, nel sud controllato dai talebani, avrebbe effettuato pagamenti agli insorti.
“Non ho sentito di alcun tipo di pagamento che sarebbe stato effettuato dalle nostre truppe allo scopo di rimanere al sicuro” ha dichiarato il tenente-colonnello Chris Lemay, un portavoce del contingente canadese “Con il numero di perdite che abbiamo continuato a subire, se avessimo pagato questi signori non avrebbero certamente mantenuto l’accordo”
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