sabato 27 marzo 2010

L’appello al voto del cavaliere: a reti unificate e senza contraddittorio


C’erano una volta RAI e Mediaset, oggi esiste per l’informazione quasi un solo blocco (si distingue chiaramente solo RaiTre) controllato direttamente dal cavaliere o fortemente allineato. Un’ennesima dimostrazione, tra il ridicolo e l’insopportabile, è arrivata ieri sera, quando è andato in onda a reti unificate, sulle “ammiraglie” Raiuno e Canale 5 in apertura dei rispettivi tg delle 20, precedute da Studio Aperto e tg4 e seguite dal tg2, l’appello al voto del cavaliere, ovviamente senza contraddittorio: interviste realizzate e confezionate comodamente in casa propria, con zelanti cortigiani al posto dei giornalisti a formulare domande che è ampiamente riduttivo definire compiacenti; piuttosto, una servile sponda al monologo del padrone di casa. Berlusconi ha ribadito il concetto del voto come scelta di campo “tra il governo del fare e la sinistra delle critiche”. Un’immagine, quella del governo del fare, che è stata certamente incrinata dall’evidenza che nel Pdl ci sono presidenti di circoscrizione incapaci persino di presentare una lista regolarmente; un’immagine che avrebbe subito un colpo ancor più duro se solo se ne fosse potuto parlare. Ma, come sappiamo, le cose sono andate diversamente.

Ricapitoliamo. Prima il cavaliere esercita pressioni su un dirigente dell’Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, affinché metta il silenziatore ai talk –show. Il cavaliere, si direbbe, è talmente intimorito dall’odiato Santoro da essere pronto a mettere a tacere persino il fido Vespa. Cedendo, l’Agcom decide, molto discutibilmente, che il modo migliore per assicurare la par condicio è di far calare il silenzio. Rai e Mediaset non modificano la loro posizione nemmeno di fronte alla sentenza di un tribunale che ribalta la decisione dell’Agcom. Dopo aver messo il bavaglio ai talk-show, il cavaliere appare dunque sulle sue reti (sue perché di proprietà o perché chiaramente allineate) per dare la sua indicazione di voto. È davvero un insopportabile monologo, quello che è andato in scena a reti unificate dopo essersi sbarazzato di ogni voce critica. Giovedì sera Santoro ha aperto la puntata di Annozero trasmessa via web in risposta alla censura televisiva dicendo che non siamo al fascismo ma certamente delle assonanze ci sono; una sintesi che appare senz’altro appropriata.

2 commenti:

Orso curioso ha detto...

Ciao! Spero che questa mia risposta non ti faccia arrabbiare. Da come sono informato io la par-condicio e' stata fortemente voluta dalla sinistra (e credo giustamente) ed adesso non la vuole, e' un controsenso!? No?! Certo uno come Berlusconi lascia il tempo che trova, e non credo che sia peggio degli altri. Certo che Santoro tutte le trasmissioni che fa sono a senso unico (tutte contro Berlusconi)e non solo lui. Vedi Fazio, vedi ballaro' etc. Purtroppo ci vorrebbe una rivoluzione (culturale) ma chi e' il personaggio che ci dovrebbe guidare uno come Di Pietro? O Mastella? O Bersani? Certo rivoluzione !? Ma gli italiani (volutamente minuscolo) si sintonizzano solo su "Uomini e Donne" su "Grande fratello" su "L'isola dei famosi (falliti)" Perciò attenzione a schierarsi da una parte o l'altra. forse era meglio il regime almeno si sapeva chi era il padrone. Ciao e buona domenica e se ci credi buona Pasqua. Enzo. P.S. Anche se non la pensiamo allo stesso modo mi farebbe piacere avere una corrispondenza con te.

Ribellula ha detto...

A volte io, nel mio piccolo, e anche altri molto più importanti di me ci riduciamo a scrivere un post si e uno no o un articolo si e uno no su questo signore; io ne avverto spesso la limitazione e ne farei volentieri a meno, ma la colpa non è solo nostra: c’è un Parlamento che lavora a pieno regime prevalentemente per metterlo al riparo dalla legge, c’è lo sprezzo manifesto delle regole, delle istituzioni, del parlamento considerato come inutile ingombro; l’informazione televisiva, quella in base alla quale la maggior parte degli italiani si forma un’opinione è, per chiunque voglia vedere, o di sua proprietà o allineata e coperta, ma se qualcuno denuncia questo stato di cose va a finire che è semplicemente antiberlusconiano. Non è sempre una questione di difendere una parte, il prendere posizione: non è più una questione di destra e sinistra, è questione di democrazia. Proprio in questi giorni che hanno preceduto il voto un amico, nel suo personale appello, ricordava che NON sono tutti uguali, che NON tutti sono collusi con le mafie, che NON tutti sono iscritti alla P2… Certo, Berlusconi non è il problema, è un problema e io credo che si dovrebbe parlare di berlusconismo, un fenomeno che investe ormai un quindicennio, più che di Silvio Berlusconi. Questo fenomeno culturale, prima che politico, è stato fondato anche e largamente su quella “rivoluzione culturale” che non è stata certamente fatta dalla sinistra, che al contrario ha logorato i suoi simboli e le sue parole lasciandole persino all’avversario, ma dai cinepanettoni non meno che dalle televisioni commerciali.