sabato 19 giugno 2010

Breve analisi semiologica del Tg1

Le prime due parole del tg1 quasi invariabilmente sono: “SILVIO BERLUSCONI”.

Ieri per un attimo mi ero illuso. Inizia così: “ore 22.56”, poi subito dopo immancabilmente: “SILVIO BERLUSCONI”.

Normalmente prosegue più o meno così: “Il ruolo del presidente del Consiglio SILVIO BERLUSCONI al vertice/incontro/summit è stato IMPORTANTE/DETERMINANTE/DECISIVO.”

L’opposizione che fa? “CRITICA”

A questo canovaccio, che definire sfacciatamente filo berlusconiano e filogovernativo è poco, si aggiunge una “adeguata” e funzionale ripartizione degli spazi informativi. Alla beatificazione del cavaliere e del governo è dedicato uno spazio molto più ampio rispetto ai rimbrotti delle opposizioni, che comunque sono presentate sempre come “critiche”, “all’attacco” o con simile terminologia. La linea è quella da sempre gradita al cavaliere: il governo del fare, l’opposizione disfattista (una linea che tiene nell’immaginario politico elettorale malgrado sia stata ripetutamente smentita dai fatti, proprio in forza della sua subliminale reiterazione nella quasi totalità degli spazi “informativi” televisivi).

A completare il quadro c’è il taglio “leggero”, dando ovvia preferenza a notizie prive di importanza; tutto purché non si parli troppo dei problemi veri; e quando proprio non se ne può fare a meno si contiene il tutto in una manciata di secondi.

Niente di troppo fantasioso: tutto al contrario, sono vecchi trucchi della disinformazione organizzata. E funzionano drammaticamente.

È da qui che bisogna partire, e qui bisogna tornare, per capire la presa del berlusconismo sull’opinione pubblica. È chiaro, ora siamo alle leggi berlusconissime sull'informazione, con il ddl intercettazioni che limita fortemente il diritto di cronaca e, a monte, le indagini della magistratura. Il cuore del catechismo berlusconiano rimane, comunque, l’informazione televisiva, attraverso la quale ancora un buon settanta per cento degli italiani si forma un’opinione.

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