mercoledì 19 gennaio 2011

Il lungo crepuscolo del cavaliere tra agonia e fango

Che B. provi imbarazzo come sappiamo è impossibile. Però pare sia riuscito a mettere in imbarazzo la Lega. Che pure non era semplice.  
I suoi fedelissimi e difensori a vario titolo continuano a tirar fuori quando le ragioni della sua privacy violata (ma, di grazia, che cosa dovrebbe ancora fare, esattamente, perché i suoi comportamenti possano essere considerati di rilievo pubblico?) , quando la solita, ossessiva litania degli “eletti dal popolo” e del presunto ribaltamento della volontà popolare.
Intanto, giusto per ricordarci che concussione e induzione alla prostituzione minorile non sono le uniche specialità del cavaliere, saltano fuori altre testimonianze del suo coinvolgimento negli attentati che nel 1993 insanguinarono l’Italia. Certo, sul piano giudiziario i reati vanno dimostrati, e nessuno ne dubita. Ma il quadro complessivo non è proprio dei più consoni a un presidente del Consiglio. Esistono evidenze storico-antropologiche, alcune delle quali sono sotto gli occhi di tutti, che non devono attendere la verità giudiziaria per essere comprese. Piuttosto, c’è solo da augurarsi che passi significativi vengano finalmente compiuti perché queste evidenze nella verità giudiziaria trovino un riconoscimento.  
Ma senza andare nemmeno troppo lontano tutto potrebbe essere ridotto a un solo aspetto: altrove il fondato sospetto sarebbe più che sufficiente, e per molto meno. In una qualsiasi democrazia matura B. sarebbe stato licenziato a pedate nel sedere per aver detto, fatto o anche per essere solo fortemente sospettato della centesima parte delle cose delle quali è fortemente sospettato, o indiziato, o che ha impunemente detto o fatto. Da queste parti, invece, ancora ignoriamo quando ce lo toglieremo dalle scatole, e con quali colpi di coda. L’anomalia italiana prescrive che questo calice avvelenato vada bevuto fino in fondo, che la parabola politica di Silvio Berlusconi possa concludersi solo dopo una lunga agonia per tutto il Paese, non prima che il sultanato sia completamente sprofondato nel fango trascinando con sé tutto quello che può.

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