Mariastella Gelmini in una recente intervista a “Il Giornale”:
Proporre il berlusconismo, una conquista del Paese che vogliamo difendere non solo all’interno del Pdl ma anche in un ambito culturale in cui vige l’egemonia della sinistra, che pensa che il centrodestra sia privo di identità culturale. Invece il berlusconismo ha cambiato la politica e il Paese, richiamandosi alla rappresentanza popolare, alla chiarezza dei programmi e del linguaggio, al legame con gli elettori. Non è qualcosa da mettere tra parentesi, come vorrebbe la sinistra che propaga la sua retorica del pessimismo. Ma proprio perché è un momento di crisi e di difficoltà non si può diffondere sfiducia ma è necessario puntare sull’ottimismo della volontà.
Sono rimasto indietro di un commento su questa dichiarazione della Gelmini; il contesto è quello del convegno inaugurale di “Liberamente”, fondazione del centrodestra che fa suoi il pensiero e l’azione del cavaliere. Non che fosse necessario che io scrivessi, perché chiaramente non lo era. Era necessario, piuttosto, che io facessi delle scuse a Mariastella. Sì, perché fino ad oggi ho pensato che il ministro della Pubblica Istruzione più candidamente impreparato della storia della Repubblica italiana si stesse dedicando allo sfascio della scuola pubblica unicamente per conto terzi; ho pensato che i ministri della Pubblica Istruzione fossero, di fatto, Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti e che Mariastella Gelmini fosse una sorta di prestanome, una donna ambiziosa e per nulla competente pronta ad eseguire la volontà altrui in cambio di un ministero.
Questo, molto cinicamente, ho pensato fino ad oggi, ma improvvisamente scopro di essermi sbagliato: Mariastella ha una volontà propria. Avanza persino proposte. Si fa promotrice di un grande progetto di rinnovamento culturale. Dimostra di saper incidere sulla cultura e sulla storia. Mi sono sbagliato, devo proprio ricredermi.
E tuttavia Mariastella si può consolare: per chi non se ne fosse accorto il berlusconismo è già vincente da un punto di vista culturale, è senza ombra di dubbio il pensiero egemone di un quindicennio. Ciò su cui ho dei serissimi dubbi è, invece, il fatto che esso rappresenti qualcosa di nuovo; ma credo che Mariastella, in questo suo proposito, vada in qualche modo aiutata. Il berlusconismo è un fenomeno paradossalmente poco studiato nelle sue specifiche caratteristiche antropologiche, o almeno raramente in modo sistematico. Sarebbe il caso di fare qualche tentativo organico di definizione - e non escludo di avanzare qualche proposta a breve. Raccogliendo lo spunto di Mariastella.
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