martedì 23 novembre 2010

Saviano fa un’altra televisione; il Giornale, preoccupato, attacca con violenza

Fino ad oggi Il Giornale & Co. non si erano occupati molto di Saviano, ma con “Vieni via con me” l’intellettuale è entrato nel mirino della macchina del fango. Come mai? La risposta a questa domanda è di una semplicità sconcertante, il punto è la televisione, che fino ad oggi è stato il centro dell'impero berlusconiano; certo oltre al Grande Fratello, ai reality show e tutto il resto c’è sempre stato anche altro, compresi i programmi cosiddetti “antiberlusconiani”, ma fino ad oggi hanno riguardato, per dirla con Severgnini, il Five Million Club, i cinque milioni di italiani informati che non sono decisivi elettoralmtente. “Vieni via con me” ha sfondato quel tetto che sembrava segnare il limite ad ogni alternativa, di qui le attenzioni speciali del Giornale, e non solo del Giornale.

La lucidità, la forza delle argomentazioni e, aggiungo, l’onestà intellettuale di quel Roberto Saviano che va fuori e racconta quello che vede, come lui stesso ama dire, hanno avuto in televisione un effetto dirompente e inatteso. La reazione è un attacco personale e violento, nello stile del Giornale, che definisce Saviano il “nuovo predicatore”. Non sarà che il motivo di tanto astio e tanta preoccupazione sta nel fatto che Saviano riesce a spiegare in modo semplice e chiaro, con la forza e la passione delle idee, l’amore per la verità e la forza dei dati, cose molto complicate? E che le spiega a 10 milioni di persone? Come, per esempio, il fatto che il problema dei rifiuti a Napoli non risiede nella mancanza di senso civico dei napoletani, non in una presunta impossibilità congenita del popolo napoletano di comprendere l’avanzata civiltà della raccolta differenziata, ma nel fatto che la Campania è la discarica del Nord Italia e di mezza Europa e che il  grande business dello smaltimento dei rifiuti è gestito dalla Camorra che fa affari d’oro?

Troppa verità, e detta tutta insieme, per giunta. Saviano ha fatto breccia, ed erano anni che non succedeva, nel cuore pulsante della satrapia berlusconiana, mostrando che un’altra televisione è possibile. La preoccupazione del Giornale è tutta qui.

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