Secondo Vittorio Sgarbi, che sta dispiegando tutto il suo apparato argomentativo a sostegno del tardo berlusconismo, il crollo della Schola Armaturarum a Pompei NON chiamerebbe in causa il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Sandro Bondi. I crolli possono verificarsi inattesi e non sono sempre prevedibili, scrive. L’argomento è furbo, perché viene invocato il fato, ma lil punto è ’eventuale mancata manutenzione e monitoraggio. Ma per altro verso, almeno una parte di ragione Sgarbi ce l’ha: dopo aver a lungo goduto di un’insopportabile impunità (mi riferisco ovviamente al fatto che per anni nessuno ha sfiduciato Bondi per quelle insulse poesie), il berlusconismo è ora politicamente accerchiato. È così che vanno le cose, quando non si ha più il vento in poppa. Del resto l’analisi la fa lo stesso Sgarbi, involontariamente, mentre mette insieme argomenti per difendere l’ineffabile Bondi (il quale,come si ricorderà, si era sinceramente stupito per i tagli alla cultura da parte del governo di cui fa parte e al quale è sempre stato oltremodo devoto): "a me non pare strano" scrive "che una rovina vada in rovina". Non si sorprenda dunque, perché il berlusconismo scricchiola dalle fondamenta. Del resto Sgarbi è furbo, se l’edificio dovesse crollare saprà sicuramente, al momento giusto, come mettersi in salvo.
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