venerdì 28 gennaio 2011

Chiesa e Industria

La penisola italiana è oggi teatro di quella che i nativi chiamerebbero una “lotta per le investiture”. La scena sociale e politica è dominata da due potenze egualmente forti che si disputano il controllo dei territori della penisola e dei suoi abitanti: l’Industria e la Chiesa. La Chiesa, a quanto risulta dalle testimonianze, è una potenza laica e mondana, tesa al dominio del terreno, all’acquisto di aree fabbricabili, alle leve del governo politico, mentre l’Industria è una potenza spirituale tesa al dominio delle anime, alla diffusione di una coscienza mistica e di una disposizione ascetica.

Durante il nostro soggiorno nella penisola italiana abbiamo seguito alcune tipiche manifestazioni della Chiesa, le cosiddette “processioni” o “precessioni” (evidentemente connesse a celebrazioni equinoziali) che rappresentano vere e proprie ostentazioni di fasto e potenza militare; vi appaiono infatti drappelli di guardie, cordoni di polizia, generali dell’esercito, colonnelli di aviazione; altro esempio, ai cosiddetti “riti pasquali” si assiste a vere e proprie parate militari in cui interi reparti corazzati si recano a soddisfare al simbolico omaggio che la Chiesa pretende dall’esercito. Contro all’organizzazione militare di questa potenza terrena, ben diverso è invece lo spettacolo offerto dall’Industria.

I suoi fedeli vivono in sorte di tetri conventi in cui aggeggi meccanici contribuiscono a rendere più scarno e disumano l’habitat. Anche quando questi cenobi sono costruiti secondo criteri di ordine e simmetria, vi predomina un rigore di tipo cistercense, mentre le famiglie dei cenobiti vivono ritirate in cellette di enormi monasteri che spesso coprono aree di impressionante vastità. Lo spirito di penitenza pervade tutti gli affiliati, specialmente i capi, i quali vivono in una povertà quasi totale (io stesso ho potuto controllare lo status delle loro sostanze dichiarato pubblicamente a scopo penitenziale), e si riuniscono di solito in lunghi e ascetici ritiri (i cosiddetti “consigli”) durante i quali questi uomini in grigio, dai volti scavati e dagli occhi infossati dai lunghi digiuni, restano ore e ore a discutere disincarnati problemi concernenti il fine mistico del sodalizio, la “produzione” di oggetti, vista come una sorta di continuazione perenne della creazione divina.

 

Umberto Eco, Industria e repressione in una società padana, in Diario minimo, 1963. L’espediente narrativo, in questo caso, è quello di una società futuribile nella quale una spedizione scientifica dell’avanzata civiltà eschimese compie un viaggio di studio in Italia e osserva quello che vede.

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