L'analogia Berlusconi-Hitler instaurata da Umberto Eco ha suscitato, da quello che vedo, molte polemiche, ma mi pare che queste polemiche scaturiscano da una confusione di fondo e dall’incapacità di molti a prestare attenzione all’esatta portata e al contesto delle dichiarazioni di Eco, che del resto è stato chiaro, come sempre.
Quello di Eco non è un giudizio di ordine morale, né ha detto che Berlusconi ha i baffetti come Hitler - perché in questo caso si potrebbe ben dire: no, la cosa non regge.
Eco ha detto, invece, che Berlusconi non dovrebbe essere accostato ai dittatori nordafricani, giacché egli ha ottenuto il potere per via democratica, bensì proprio ad Hitler, in quanto anche il dittatore tedesco conquistò il potere democraticamente (diversamente dal fascismo, che attuò un colpo di Stato), tranne poi rivolgerlo contro la democrazia stessa. Che le cose siano andate così, è noto a chiunque abbia un minimo di interesse e conoscenza dei fatti storici e su questo non esiste controversia possibile.
Questo è il senso dell’analogia e non ha nulla di troppo sorprendente (anche sulle pagine di questo blog ho usato più volte la stessa analogia, con lo stesso significato e nello stesso contesto, per esempio qui e qui). Essa fa riferimento a un aspetto specifico della definizione della democrazia, cioè al rapporto con il consenso e rimarca il fatto che il consenso è certamente una condizione necessaria, ma non sufficiente perché una democrazia sia tale. In questo senso, l’accostamento di nazismo e berlusconismo non è solo corretto: è da manuale, esprime un dato “tecnico”. Comunque non ha nulla di strano, una volta tematizzato è anzi un'ovvietà, che Eco fa comunque benissimo a ripetere, forte della sua autorevolezza, proprio mentre una maggioranza di governo illiberale continua a ripeterci ossessivamente, non a caso, la litania degli eletti dal popolo.
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