martedì 15 novembre 2011

Occhio alla Lega


“Rifarsi una verginità”. Bossi non aveva fatto troppi giri di parole per palesare come opporsi al governo Monti sia per la Lega un’occasione per riposizionarsi nel nuovo quadro politico; ed ecco ricostituirsi subito il parlamento padano, a testimoniare che il Carroccio ha ancora una lugubre e perdurante vitalità e che anche per la Lega una pagina si chiude. Ma con quale discontinuità, in effetti?

Con il berlusconismo e il leghismo si è radicata un’idea plebiscitaria della democrazia, impoverita e svuotata di contenuti attraverso la riduzione al momento del consenso, svincolandone dunque completamente la definizione dal buon governo e dall’osservanza, da parte della maggioranza di governo, delle più elementari regole democratiche, come l’equilibrio dei poteri e la libertà ed indipendenza dell’informazione. Da questo punto di vista, Il post berlusconismo è tutt’altro che deberlusconizzato, tanto è profonda l’impronta lasciata da Silvio Berlusconi sulla società italiana non meno che sulla politica.

Non solo, il rischio concreto è che le misure d’urgenza restituiranno rapidamente terreno al populismo, o meglio ai populismi – a dire il vero, sta bastando già la loro semplice prospettiva; uno spazio che sarà sfruttato con miglior profitto proprio da coloro che ci hanno portato sull’orlo del baratro. Lega in testa. Sta già accadendo.

Il berlusconismo ha minato la democrazia, e non è certamente in un giorno che si potrà porre rimedio ai danni estesi che sono stati fatti. Il rischio non potrebbe essere più vitale: una volta che il recinto della democrazia è stato aperto, non è facile prevedere chi vi entrerà. È per questo – e non perché sia sostenuto da fantomatici complotti internazionali , né perché comporterebbe una sospensione della democrazia, come sento dire da più parti; ma per questo e solo per questo – che il governo Monti, se si farà, è pericoloso: perché non può fallire. Che sia così, dovrebbe risultare chiaro almeno dal fatto che non sono in pochi in questo momento a guardare istintivamente ad un eventuale governo Monti negli stessi termini che la Lega esprime in tutta la sua trivialità: complotto della finanza internazionale, pregiudizio antieuropeista, e la fuorviante ma diffusa convinzione che un governo di salvezza nazionale equivalga, sic et simpliciter, ad una sospensione della democrazia - come se non fosse vero che il periodo delle recente storia nazionale di più prolungata sospensione della democrazia è stato proprio il poco meno che ventennio berlusconiano. O poco più che quindicennio, come si vuole.

Sarà il caso di non sottovalutare ancora una volta il pericolo, troppo facile liquidare come deliranti le posizioni della Lega, il dato è che in troppi punti il senso comune si avvicina all’estremismo leghista e l’avvicinamento del senso comune all’estremismo è sempre stata la premessa necessaria dell’abisso che si spalanca sul buio della ragione.

Solo la serietà della politica sottrae spazio al populismo e non esistono (più) altre ipotesi serie, per chiudere un’epoca clownesca. L’eventuale governo di transazione a guida Monti, del resto, dovrà fare ben poche cose e farle bene: risanare i conti pubblici, purché le misure dure ma necessarie siano compensate da principi di equità sociale, e modificare l’attuale legge elettorale. Quell'espressione che Monti non a caso ha voluto pronunciare subito, equità sociale, è davvero fondamentale. Non dovrà essere solo una parola, i sacrifici saranno accettabili se saranno ripartiti in modo equo, altrimenti si farà un favore alla Lega non meno che a Grillo. Se poi anche l’espressione responsabilità nazionale deve avere un senso, dovrebbe significare che le forze politiche presentabili - a questo punto vale la pena di usare quest’aggettivo semplice e nudo – lavorino, certo da prospettive diverse, per restituire corpo e sostanza alla Costituzione e al rispetto delle regole e delle istituzioni, e credibilità alla politica.

Se invece, malaugaratamente, il governo Monti non si dovesse fare, per ignavia o delle forze politiche che dovrebbero sostenerlo, tanto peggio, la pazienza dei mercati si è esaurita e il rischio default diventa una certezza; allora le cose si complicheranno molto di più – e la Lega ci sguazzerà ancor meglio.

La posta in gioco non è solo evitare la bancarotta di Stato, è salvare la democrazia.

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