venerdì 11 novembre 2011

Monti subito, sinistra immediatamente

Dopo che mercoledì, a conclusione di una giornata di notizie economiche tragiche, Napolitano ha nominato Mario Monti senatore a vita, il Quirinale ha fatto sapere che in ciò non vi era alcun messaggio politico particolare. Sarà, ma è forte e chiaro lo stesso, e la formazione di un governo di emergenza a guida Monti si va delineando in queste ore come la soluzione più probabile. Tale governo non sarà certamente la cura ai mali radicati e ai grandi nodi irrisolti dell’Italia, ma non è di questo che parliamo, si tratta di non andare a picco. Per ora. La mossa di Napolitano accelera i tempi delle dimissioni di B., che altrimenti rischiavano di essere molto più lunghi di quello che ci possiamo permettere – e che al momento, per capirci, è semplicemente nulla.

Berlusconi si è rassegnato all’idea; non c’è da giurare, conoscendo il personaggio, che si sia rassegnato anche ad un’uscita di scena definitiva dalla politica, anche perché il governo a guida Mario Monti a quanto pare sarà un governo cosiddetto di “larghe intese” e terrà conto del voto uscito dalla urne del 2008 (accogliendo dunque anche non pochi dei diretti artefici del disastro, oltre ai fuggitivi dal Pdl cadente ai quali il terzo polo ha aperto le porte) e questo lascia spazio al cavaliere, in una misura che al momento non è chiara, di esercitare almeno un’influenza ‘dietro le quinte’. Del resto sa bene, anche per averne accettato lui, a Cannes, le condizioni, che la terapia d’urto alla quale il malato Italia dovrà sottoporsi sarà molto dura e questo aprirà ancora una volta uno spazio insidioso per il populismo.

Contrari al governo Monti Lega, Di Pietro – ma all’interno di IdV non mancano voci dissonanti – e inizialmente Vendola, che poi ammorbidisce i toni, ed apre a condizione che il governo tecnico faccia la patrimoniale; Monti è l’“uomo giusto” per Fini, e naturalmente la soluzione è appoggiata anche da Confindustria. In ogni caso, se questa ipotesi prenderà corpo, per il dopo è bene che la sinistra tutta stavolta si attrezzi robustamente, conscia che potrà certamente vincere, dopo che il governo d’emergenza avrà assolto al suo mandato, le prime elezioni generali dopo il ventennio berlusconiano – ed è imprescindibile che ciò avvenga dopo aver modificato l’attuale legge elettorale – ma per conservare il potere a lungo e guidare il paese fuori da un lungo autunno serve una visione. Questo è un compito che non può più essere dilazionato, e che non esclude la soluzione drastica di breve termine, che è una pillola tanto amara quanto necessaria. Anzi, sarà il caso di non dimenticare che se siamo giunti fino a questo punto moltissimo va imputato ad un governo ed una leadership inqualificabili, che tuttavia troppo spesso hanno potuto contare su un’opposizione insipiente. Molto dipenderà, al solito, dal PD, che non dovrà accomodarsi al centro e dovrà considerare la coabitazione con forze centriste per quello che deve essere, un’emergenza.

Si prenda dunque il farmaco, potente e sintomatico, e certamente non privo di effetti collaterali; ma si usi il prezioso tempo a disposizione per approntare una cura che affronti le cause profonde della malattia, i nodi problematici mai davvero toccati che sono stati l’humus del berlusconismo.

Articolo pubblicato su Paneacqua.eu del 11/11/2011

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